Mentre la gente cerca ancora il proprio posto nella cavea e il vociare di quelli che già si sono seduti evidenzia le disattente espressioni del pubblico, tra la svagatezza generale sale sul palco il quartetto Amina, già realizzatore delle parti per archi in ().
Il palco è un'insieme di inconsueti strumenti, dove sopra tutti spiccano le tastiere che caratterizzano quelle ricercate atmosfere dilatate tipiche dei Sigur Ròs. Il set di strumenti usato dalle Amina pare la collezione di giocattoli di un bambino: campanelle colorate, xilofoni, glockenspiel e calici di cristallo; ed è proprio ad essi che la loro musica pare parlare, ai bambini (o ai piccoli elfi). Così, mentre le ultimi luci diurne scompaiono dietro i palazzi della metropoli romana, delicate trame cristalline vengono tessute in aria dai suoni puri dei violini, che si accostano dolcemente con quello che sembra il suono di mille carillon.
Quando le quattro giovani ragazze lasciano il palco tra gli applausi dell'uditorio, alcuni teli bianchi si srotolano dall'alto coprendo interamente il palco e, tra l'esuberanza generale, le silhouette di Jònsi, Georg, Kjartan e Orri si dispongono per il palco e cominciano le note dell'intro.
Polvere di cristalli. Delicati filamenti aerei.
Ragnatele e rugiada sotto un sole freddo.
Eteree ali ci sorreggono.
Gocce nel vento.
I teli bianchi si alzano mentre i suoni rarefatti di "Ny batterì" si incastrano a sovrapposizioni di effetti sonori campionati. Immagini evanescenti e nebulose sagome umane vengono proiettate sullo sfondo.
Poi devastanti implosioni sonore incendiano i freddi paesaggi creatisi, che si deformano sotto l'imponenza del basso e la sgarbata pesantezza della batteria, regalando al pubblico muto momenti di autentica deviazione mentale.
I suoni sfuggono, li riesco a possedere a tratti prima che fuggano altrove, lasciando intorno a me deserti di ghiaccio e spazi impossibili, fatti dei suoni minimalisti di "Svefn-g-englar" e gli imperanti squarci sonori della "Untitled #7", di atmosfere liquide e dilatate e note taglienti quanto mille fogli di carta.
Veramente intensa l'esecuzione di "Viðrar vel til loftárása", e dotata di un energia profondissima quella della "Untitled #1".
Perle su velluto.
Sorrisi infantili su sfondo viola.
Notturne amplificazioni dell'inconscio.
I teli si srotolano nuovamente sulle note conclusive della "Untitled #8". Le luci si abbassano.
Ritorna la ragione.
E riaffiorano le nitide immagini...
... dove prima c'era il vuoto.
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