Alcune puntualizzazioni: De-Stanco? Forse. De-Accaldato? Assolutamente sí. De-Motivato? Assolutamente NO!

Se anche voi vi trovate nella mia stessa situazione di surriscaldamento-psicoinfiaccante estivo, due sono le soluzioni. O prendiamo un aereo per Helsinki, facendo scalo a Stoccolma, precediamo in slitta fino al Mar Nordico, raggiungiamo l’Islanda in canoa e lì c’immergiamo nel Mar di Groenlandia gustandoci la frutta che ci siamo portati da casa… come vi siete dimenticati la frutta?!??! Allora forse per voi è più appropriata la seconda soluzione, acquistare il nuovo album (Ep o Maxi Singolo che dir si voglia, visto che le tracce sono solo 3) dei glaciali Sigur Rós. Forse glaciali è termine inopportuno poiché la dolce elettronica dei è semmai calda ed avvolgente. Infatti ai Nostri Islandesi di freddo rimane ormai solo la provenienza. Ma a chi i Sigur Rós non ricordano l’inverno?!?
Ma passiamo alle questioni, tecniche, e fingiamo per qualche riga di poter ignorare questa bassa pressione mediatica.

Per inciso mi conviene avvisarvi subito, si tratta di una colonna sonora. Tre brani composti appositamente per alcune scenografie della compagnia di ballo Merce Cunningham Dance Foundation. Al progetto hanno partecipato pure i Radiohead, ed entrambe le formazioni si sono prestate per eseguire dal vivo i rispettivi brani per alcune performance della compagnia.

Se è vero che è sempre lecito attendersi un buon dai Sigur Rós, che poche volte hanno fallito, è anche vero che maggiore sono le aspettative se si tratta di una colonna sonora. Compito per cui sembravano particolarmente portati. Purtroppo le aspettative sono state in parte tradite. Le tre composizioni non si avvicinano nemmeno lontanamente ai loro lavori migliori, pur rimanendo sempre su livelli più che sufficienti.
“Ba Ba” si apre con un crescendo di piano, poche note insistenti in un crescendo ipnotico. Il tutto si evolve e conclude in un fischio metallico ed elettronico di vento gelido. “Ti Ki” più dolce della precedente si riassume in un giro di note di piano alla maniera di un carillon. Più ritmata, grazie alla batteria elettronica e all’unica parte cantata (nel solito linguaggio universale, surreale inventato dal gruppo di Reykjavik, già usato nei lavori precedenti) la conclusiva “Di Do”, forse la migliore.

Da notare il passaggio alla Emi, che si vedano già i primi risultati? Speriamo di no.
Prescindibile.

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