Chiuso l’ultimo cortometraggio ci si interroga, ma alla fine si concretizza la struggenza di questo raro idillio malinconico sull’ istinto, le pulsioni, e l’amore: tutto porta, alla fine, alla rivalutazione di quel sentimento che un secolo di cinema ci ha propinato nelle sue vesti drammatiche e ha lasciato un proselitismo “della lacrimuccia facile” da rinnegare e compatire…

Agosti forgia un’opera molto coraggiosa, scava a fondo nella periferia parmigiana dell’ ‘83- “ambiente rosso” che ha condizionato favorevolmente l’esito dell’operazione- alla ricerca di persone( scelte “non convenzionalmente”) consenzienti nello scambiare una riflessione a tu per tu con il giornalista sul significato e il bisogno di affetto, tenerezza, spesso anche piacere.

Soggetti lasciati alla totale apertura dell’anima, alle visioni generate da indecifrabili influssi ormonali, mai infingardi nel tradurre logisticamente il proprio linguaggio corporale, esitanti tuttavia( ed è normale) ad accondiscere esplicitamente all’ interlocutore che cerca i quesiti più diretti per esternare loro gli aneddoti della coscienza.

L’amore, il rapporto, l’unione fisica, hanno sempre connotazioni e risvolti negativi: chiunque dei 7- soprattutto il transessuale e l’insegnante- ha un ego soggiogato dalle istituzioni, quelle istituzioni(spesso cristiane) che impongono nella psiche la demonizzazione e il senso di colpa nell’allontanarsi dai canoni impartiti. Il rapporto sessuale è un ripiego facile alla rassegnazione esistenziale - e questo è il caso della prostituta Anna- così lontano dai precetti sociali somministrati che il perseverare nell’atto finisce per strozzare fino al midollo e uccidere; è una fuga quotidiana immaginaria che comincia già nell’ infanzia- Il piccolo Frank: < A scuola non puoi giocare, non puoi fare l’amore!>-  dove un animo un po’ più sveglio si rifiuta di ottemperare all’occultamento del sesso, e a 9-10 anni si cimenta nello scoprire e scoprirsi senza freni o inibizioni: perché il piacere non deve rimanere un mistero, se vi è qualcosa che riesce a smorzare le frustrazioni e a far scoprire nuova ebbrezza e delizia allora tanto vale curarsela accovatamente dall’ occhio autoritario che vuole sopprimere ogni voluttà. Ancora, il Rapporto, nell’ unica storia positiva – quella del gay Lola-, diviene nella sua versione più matura una sorta di identificazione esoterica verso la natura e il divino, piacere e fuga si rincorrono in una spirale filantropica il cui acume è un orgasmo recidivo sul Creatore e sulle cose…

Un’ora e mezza che scivola via lasciando un profondo groppo di commozione e raccapriccio; Agosti talvolta strumentalizza, talvolta (bisogna ammetterlo) cavalca lidi che pungono e anche compromettono una risoluzione dettagliata sulle testimonianze di personalità già insensibilite da una confessione a 4 occhi con l’obiettivo, ma è innegabile la qualità intrinseca di prospettive sulla tenerezza e il piacere che forse mai avremo l’opportunità anche dal vivo di conoscere e carpire…

Un unicum, in tutti i sensi

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