Ho conosciuto qualche settimana fa Silvano Agosti: un personaggio strano, fuori dagli schemi e difficilmente etichettabile. Un ragazzo cresciuto in un corpo di anziano, ma lucido e ancora sognatore.
Parlando di Cinema, di Fuga, di Rivoluzione e di questa società che ci costringe a vivere nei ritagli di tempo (tra il lavoro e la famiglia) siamo andati sull'argomento "famiglia" (appunto) e da lì è cominciata un suo personale jaccuse all'istituzione-matrimonio, alla castrazione della vita monogama e a tutti i discorsi che potete benissimo immaginare.
Da lì, ci siamo spostati alla sua produzione cinematografica che, guardacaso, contiene il suo esordio alla scrittura, regia e montaggio con questo film (del 1967!) "Il Giardino delle Delizie" interpretato dalla bellissima Evelyn Stewart, Lea Massari (che fu sua compagna per un certo periodo) e Maurice Ronet, una specie di Mastroianni d'Oltralpe molto in voga all'epoca.
Un film ambientato durante la prima notte di nozze di una coppia, dove un Lui (in crisi per il matrimonio riparatore) si invaghisce improvvisamente di una donna misteriosa (Lea Massari, bellissima!) che soggiorna nella stanza di fronte alla sua. La giovane sposa è incinta di 3 mesi ed è perennemente sofferente a letto.
L'uomo così, rievoca il suo passato, il suo senso di colpa e la sua educazione cattolica e bigotta (nonchè repressiva) accostando la sua vita matrimoniale al capolavoro pittorico di Bosch che ispira a sua volta il titolo del film. Un incrocio tra le atmosfere rarefatte di Bergman e certe allegorie felliniane degli esordi.
Un film lento e introspettivo con una bellissima fotografia BN e che, per la natura di certe sequenze e la durezza di certe immagini (il contrasto tra il movimento hippy interrotto da un corteo religioso e certe anticipazioni sulle attenzioni morbose da parte di certi preti di facili costumi) venne censurato nel 1967 all'uscita nelle sale e accusato di villipendio alla religione (mesi prima dell'approvazione della Legge sull'Aborto che avverrà da lì a poco). Messo al bando per anni verrà poi insignito di vari premi e rivalutato dalla Critica Internazionale.
Un film secco, spietato e senza peli sulla lingua nel denunciare l'assurdità dell'Istituzione del Matrimonio (in primis) per poi sottolineare l'inutilità nel sacralizzare l'educazione dei giovani o altre istituzioni sempre di stampo religioso.
Bell'incontro, insomma.
Bella serata, bella chiacchierata e ...bel film (acquistato e autografato direttamente dalle mani del regista!). :-)
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