"Tu chiamalo Beppe e lui ti risponderà. Ma non precisargli a che ora, non chiedergli perchè, non spiegargli come. Insomma, non aggiungere troppo e chiedigli ancora meno."

Amo Lupo Alberto. Da circa 10 anni. Una (platonica) relazione sentimentale decisa a durare in eterno. Già. Perchè, sfogliando le mensili tavole di Silver, scorgiamo parossisticamente quasi tutti i mali ed i difetti del nostro Bel Paese: arretratezza morale, precarietà, autoritarismo, buffonaggine, ingenua bonarietà, impietà. Il tutto trasferito nella mente contorta di qualche bestia antropomorfizzata à la mode italienne e gettata in un contesto geografico anglofono. Un lupo azzurro disperato, una gallina pettegola, due talpe bighellone, un grosso cane presuntuoso ed arrogante, un papero bislacco.... simpatici animaletti che, privati assolutamente di qualsiasi soggetto umano, mandano avanti la baracca, o meglio, una semplice fattoria assai poco tecnologica, lontanissima dal contesto cittadino, i cui valori, arcaici e quasi anacronistici, sono incentrati sul lavoro, sul rispetto della propria mansione, sulla convivialità e su una statica mobilità sociale. La più apprezzabile caratteristica della saga di Lupo Alberto è la semplicità. Niente fronzoli, trame poco concise, personaggi e storie rispecchianti il vissuto e il presente della nostra società. In pochi riquadri la carica umoristica dei soggetti coinvolti sale alle stelle grazie all'immediatezza dei dialoghi, alla basicità dei contesti.

Tu Chiamalo Beppe!  è un "Greatest Hits" delle migliori tavole (in bianco e nero) e storie (a colori) narranti le (dis)avventure di Alberto, Marta, Enrico la Talpa, la moglie Cesira, il bobtail Mosè. I primi, acerbi schizzi del canide blu e dei suoi compagni di sventure si congiungono armonicamente con le strisce degli anni '90, un perfetto mix della meglio comicità italiana negli ultimi decenni. Esilaranti sono le scenette in cui Alberto fugge repentinamente dalla sempiterna fidanzata Marta, decisa a convolare a nozze con lui, le battute con i dirimpettai coniugi La Talpa, buffi animaletti del sottosuolo i quali trascorrono più tempo alla luce del sole che nelle viscere della terra, i tragicomici incontri-scontri con Mosè, il guardiano, cane perennemente infuriato che intende scongiurare le scorribande del Lupo per la Fattoria McKenzie (inizialmente le residenze degli animali/abitanti erano nient'altro che nidi, tane e pollai). Ma l'umorismo di cui facevo menzione sopra non riguarda tanto le disavventure, quanto i dialoghi, le singole battute racchiuse nelle nuvolette: si trattano eufemisticamente e ironicamente temi come politica, sessualità, rapporto di coppia, economia, società. Non è raro che buffi dialoghi e frivoli riquadri forniscano consciamente al consumatore di comics importanti messaggi di attualità, metafore ironiche, controverse e dissacranti di alcuni personaggi pubblici, addirittura mini proteste contro il Male dell'Uomo moderno e globalizzato (in idiosincrasia con la ruralità espressa dalla Fattoria McKenzie).

Celebre esempio all'uopo è la più tragica che comica avventura di Uccello, abbracciante una serie di tavole tra le più amate ed apprezzate dai fan del Lupo di Silver: il protagonista, Uccello appunto, è un pulcino (in termini umani sarebbe definibile come "adolescente") abbandonato dalla madre nel suo nido. Egli non è ancora in grado di volare e più volte precipita dal nido (parossisticamente risale con le zampette il tronco dell'albero sul quale poggia la sua "casa"). I rumorosi tentativi di spiccare un volo decente infastidiscono Alberto (che infatti risiede in quella foresta). Il lupo azzurro mostra una prima diffidenza verso il pulcino (quest'ultimo, all'opposto, fraternizza subito con il suo dirimpettaio chiamandolo bonariamente "vecchio"), per poi assumersi direttamente il ruolo di "maestro del volo" nei confronti del piccolo volatile. Tuttavia, anche l'aiuto di Alberto sembra risultare vano senonchè l'avvertimento di quest'ultimo sull'imminente apertura della stagione di caccia provocano il "risveglio" fisico e mentale di Uccello che, dopo alcuni zompetti, prepara le valigie, saluta il Lupo e parte per il caldo Sud. Il suo viaggio dura poco: Uccello viene ucciso a colpi di fucile dal burbero Mosè (l'unica situazione in cui il bobtail causa la morte di un suo "avversario"), il quale, davanti ad un Alberto lacrimante, si giustifica saccentemente del suo nefando atto con ""Dovevo aspettare che ci massacrasse tutti nei nostri letti?!". La tavola finale, volutamente incompiuta da Silver che dopo cinque scene annota"Scusate, l'emozione mi impedisce di continuare", vede il canide blu, singhiozzante, intento a posare il corpo esanime del suo amico sul nido che lo aveva fatto nascere. Questa rappresenta una delle vette più "sentimentali" e profonde mai raggiunte da una striscia a fumetti.

Tornando ad un contesto più umoristico, spassose sono altresì le gag aventi come co-protagonista il beone Enrico La Talpa (unico personaggio secondario a ritagliarsi una larga autonomia nella saga di Silver) deciso a impersonare (male) svariati ruoli, tra cui psicologo di coppia, consulente di immagine, astrologo; sono poi da sbellicamento assoluto i suoi dialoghi con l'amico Alberto (Beppe), precipitanti nel grottesco più assurdo. Per non parlare delle controversie Enrico - Cesira la Talpa, donnetta antiquata, stressata, frustrata e poco aggiornata alle tendenze del momento, delle mazze da baseball di Mosè che periodicamente scaglia violentemente sull'odiato Lupo, di Alice, la gallina amica di Marta, "maneater" eternamente sovrappeso...

"Chiamatelo Beppe e lui vi risponderà. Ma non precisategli a che ora, non chiedetegli perchè, non spiegategli come. Insomma, non aggiungete troppo e chiedetegli ancora meno. E' un tipo di poche parole, ma buone. Uno che vive e lascia vivere, uno che ama la compagnia se non è serrata e l'amore se non è soffocante. E' Lupo Alberto, ma voi chiamatelo Beppe."

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