L'adolescenziale concentrato di "innocenti criminali"

Il terzo lavoro dei Silverchair, uscito nel '99, rappresenta la conferma sonora e la pseudo-maturità acquisita dalla band; a quel tempo i ragazzini australiani hanno appena 19 anni, ma talento e capacità da vendere; l'album scritto interamente dal cantante Daniel Kohns in un periodo di ansia e clausura, trasmette il forte desiderio di purificazione del cantante, il rimorso.
12 tracce, 12 stati d'animo, la tempesta e la quiete che ne consegue; l'atmosfera che abbina arrangiamenti di chitarra hard con orchestrazioni classiche di archi e piano, rende unico nel suo genere l'ascolto; un concentrato sempre personale dove troviamo momenti di rabbia psicologica, ma anche orecchiabili momenti di dolcezza...
Un album ricco di ballate, di lenti malati, di riff graffianti, il tutto partorito in un aspro e industriale ambiente della periferia australiana. La loro musica spazia dai Soundgarden ai Nirvana, dai Pearl Jam agli Smashing Pumpkins, ma non ha la pretesa di essere paragonata; non è uno di quegli album immediati, che ti entrano dentro dal primo ascolto, con loro ci vuole pazienza, la pazienza di lasciarsi catturare... per chiunque abbia nostalgia del grunge e per chiunque apprezzi la buona musica...

" ...I love the way you love
But I hate the way
I’m supposed to love you back...
"

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