É pressoché inevitabile che ogni disco alt-rock pubblicato da qualche mese a questa parte, e presumibilmente anche quelli programmati per l'immediato futuro, si presentino al proprio pubblico come una collezione di cicatrici e lividi impressi dalla più universale delle tematiche di stretta attualità, leggasi fra le righe "COVID-19".

É altrettanto inevitabile che ogni band racconti il disagio e l'alienazione che hanno caratterizzato gli ultimi due anni attraverso il proprio personalissimo filtro; e se é vero che i canadesi Silverstein non sono mai stati dei tipi da festa, il capitolo discografico che li manda in doppia cifra non può che essere un lavoro intriso di angoscia e frustrazione.

A due primavere da "A Beautiful Place To Drown", la premiata ditta Shane Told & Co. non ha assolutamente intenzione di continuare a nascondersi dietro inflazionate incursioni EDM ed anzi, a dispetto di un processo compositivo totalmente trasparente (contanto di sessioni di scrittura in diretta streaming), "Misery Made Me" é quanto di più lontano da qualunque tentativo più o meno riuscito di compiacere l'ascoltatore occasionale.

I Silverstein riabbracciano totalmente la propria abilità di grandi melodisti e tornano a fare la voce grossa sul circuito post-hardcore, pienamente presenti a loro stessi per la prima volta da "Rescue" (2011) e fortemente desiderosi di ricompattare il proprio sound, anche grazie alle guest di Andrew Neufeld (Comeback Kid) e Mike Hranica (The Devil Wears Prada).

Gli abusi elettronici del passato sono un ricordo, quando beats e suoni di sintesi compaiono qua e là, lo fanno per mordere. Le sbarre della cella si restringono, gli ex paladini dell'emocore sono di nuovo una coscienza costretta a convivere con sé stessa. Di fronte al peso e alla miseria di rimanere nel pantano per un lungo periodo di tempo, trovare la pace e la propria dimensione nella realtà di questa solitudine digitalizzata urlata ai quattro venti è diventato un esercizio di fondamentale importanza.

Stravolgimento totale, la zona di comfort che diventa terreno fertile, l’accettazione e lo spirito di adattamento come nord magnetico, perno delle tematiche del disco. Angoscia e frustrazione, vero. Non scoramento.

Perché in un contesto come quello attuale, nel quale é difficile mantenersi coerenti dall'alba al tramonto persino sulle questioni più banali, la vera audacia é rimanere sé stessi. In qualunque modo, a qualunque costo.

"Non ti disunire" (cit.)

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