I Silverstein sono stati una band molto importante per la corrente musicale emo/screamo, portando finalmente, in un panorama veramente ripetitivo fino all'esasperazione, qualche fresca novità, con il loro album d'esordio, datato 2003: "When Broken Is Easily Fixed". Per essere una band esordiente, avevano dimostrato di essere all'altezza del loro compito, e da subito si sono distinti, mantenendosi quasi sempre sopra la media delle uscite musicali emo/screamo degli anni 2000, che contano poche band veramente originali.

Nel 2005, arriva il successore di "WBIEF", "Discovering The Waterfront", considerato da molti (ma non da me) il punto più alto della loro discografia. Lo ritengo un ottimo album per il genere, ma secondo me il loro capolavoro arriva quattro anni più tardi, ed è "A Shipwreck In The Sand", un triste concept-album che racconta la storia di un uomo che viene tradito dalla sua compagna... ma questa è un'altra storia.

Personalmente, ritengo che l'unico passo falso nella carriera di questa band sia stato l'album del 2007, "Arrivals & Departures", il più commerciale in assoluto, pieno di cliché dell'emo da classifica, molto povero di parti screamo, punto cardine dei lavori della band canadese. A me le canzoni di questo album piacciono quasi tutte, ma è veramente pesante da digerire, perché è molto ripetitivo.

Ma lasciamo perdere il passato, e guardiamo al presente. L'album di cui stiamo parlando è "Rescue", quinto onorevole lavoro per la band, che non è ancora uscito nei negozi (la data ufficiale è il 26 aprile), ma è possibile ascoltarlo in streaming. Io, purtroppo, mi sono trovato costretto a scaricarlo, perché in Italia sarebbe stato praticamente impossibile trovarlo; sarebbe certamente costato più di quello che vale.

I Silverstein avevano detto che l'album avrebbe contenuto tonnellate di screaming e breakdown; e non hanno detto una bugia. Effettivamente, questo è il loro album con più breakdown.

Musicalmente, "Rescue" è molto vario: da un lato, segna il capitolo più heavy della band; troviamo, infatti, le canzoni più aggressive che i Silverstein abbiano mai scritto (The Artist e Intervention). Da un altro lato, apre anche le porte a capitoli più soft, come Darling Harbour, Burning Hearts o Replace You. Un album nella media, realizzato da una band che ha ancora molto da offrire a un panorama povero di idee come l'emocore.

Tra le tracce degne di nota, devo segnalare la cangiante opener Medication, la brutale The Artist, che scuote l'atmosfera con i suoi strapompati breakdown (non oso immaginare quale devastante impatto avrà dal vivo), i ruggiti di Sacrifice, Live To Kill e Intervention, che nel finale ricorda il riff di I Am The Arsonist. Simpatiche anche quasi tutte le canzoni lente: da notare i breakdown finali di Forget Your Heart e Good Luck With Your Lives; divertenti anche Burning Hearts e Replace You. L'unica canzone fuori posto, veramente brutta, è Darling Harbour, di una banalità da far venire la pelle d'oca.

Molto buona anche la conclusiva In Memory Of..., che fonde tutti gli stili dell'album, dalle melodie lente alle urla di un Shane Told veramente in forma smagliante. Come al solito non eccessivamente geniale il lavoro dei chitarristi e del bassista; bravo il batterista, anche se ripropone un po' troppo spesso gli stessi schemi (le parti di batteria di Medication, Burning Hearts e The Artist si assomigliano orribilmente nelle strofe). Forse, se i chitarristi si lasciassero andare a qualche assolo, il livello qualitativo leviterebbe alla grande.

In conclusione, un buon album alla Silverstein; inutile dire che, se la band non vi piace, l'album non vi piacerà; ma se li ascoltate, "Rescue" non vi può mancare.

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