Vorrei iniziare la mia collaborazione con il sito parlando di politica e storia contemporanea, attraverso l'esame di una persona, e di un libro, di fondamentale importanza per l'Italia.

A quindici anni di distanza dalla storica discesa in campo, il "fenomeno Berlusconi" non può essere sottovalutato da nessuno di noi, semplici appassionati di politica, consiglieri comunali, funzionari pubblici, o semplici cittadini votanti, ed eventualmente votabili, nelle varie tornate elettorali.

Nei libri di storia, fra qualche anno, si parlerà di quest'epoca come quella dell' "era Berlusconi", caratterizzata da un superamento dei tradizionali schieramenti politici e della frammentazione pentapartitica, da un ritorno alla rappresentatività politica su base carismatica, da uno stretto rapporto fra consenso e strumenti di creazione del consenso quale fattore determinante per l'adozione di determinate scelte di rilevanza collettiva.

Silvio Berlusconi non può essere dunque ridimensionato a un mero caudillo populista o incidente storico, impersonando piuttosto uno dei simboli della nostra Repubblica, oltre che il vero fondatore di un pensiero, e soprattutto di un'azione, moderni, alternativi tanto all'immobilismo centrista della Democrazia Cristiana e dei suoi eredi più o meno ufficiali (come Casini, Buttiglione, Mastella, Martinazzoli, Castagnetti, Rotondi), quanto, soprattutto, al veterocomunismo, al neosinistrismo ad alla socialdemocrazia del c.d. "blocco" dei partiti di sinistra, ed al contempo complementari rispetto alla tradizionale rimeditazione di istanze nazionalistiche e corporative (rappresentate dalla ormai disciolta Alleanza Nazionale) o a forze centrifughe basate su neofondamentalismi para-etnici che avrebbero rischiato di portare il nostro paese verso una vera e propria balcanizzazione (Lega Nord).

Berlusconi è stato ed è dunque un contrappeso democratico rispetto ai rischi derivanti da politiche centriste-immobiliste, social comuniste, post fasciste e secessioniste, il cui contrasto e le cui reciproche azioni e reazioni avrebbero potuto portare il Paese in fasi di incertezza, crisi e stallo, e, dunque il perno del presente italiano 1994-2009.

In un periodo in cui l'immagine del Presidente del Consiglio viene attaccata da più parti, sulla base di vicende che per ora non sembrano incidere sulla funzione pubblica del fondatore di Forza Italia e non hanno ancora acquisito autonoma valenza sul piano penale mediante un rinvio a giudizio da parte della Magistratura, è forse il caso di leggere per la prima volta, o, come nel mio caso, rileggere, questo importante testo programmatico, pubblicato in proprio e senza contributi pubblici (Mondadori) nell'anno 2000, nel quale vengono lucidamente e sinteticamente esposti da Berlusconi in persona i fondamenti e le linee portanti della propria "visione" e strategia politica di breve, medio e lungo periodo, rompendo con la tradizione e con una visione pre-moderna dello Stato.

Lo stile del libro è molto colloquiale, trattandosi di discorsi utilizzati nell'ambito dei numerosi comizi elettorali tenuti da Berlusconi stesso in vista delle decisive elezioni del 2001, in cui la coalizione di centro sinistra fu pesantemente sconfitta.

Ritroviamo qui i cardini emotivi e razionali dell'opera berlusconiana: libertà di iniziativa privata e rinnovata centralità dell'individuo a fronte dell'economia pianificata e dell'ipertrofica presenza dello Stato nella vita privata tipici del blocco di pensiero di matrice cattolico centrista e social comunista, alla quale variamente si riconnettevano anche gli originari bagagli ideologici della destra e del leghismo, ambedue di matrice social populista; sogno e speranza contrapposti alla politica dei divieti e delle condizioni, in cui un eccesso di equilibrismo e tattica porta alla stasi delle coscienze e delle attività; entusiasmo e volontarismo contrapposti alla politica dei blocchi contrapposti reciprocamente controllati, tipica soprattutto della prima repubblica e del consociativismo storico; sincera attenzione al denaro e alle dotazioni di ricchezza come punto di partenza da cui l'individuo può formare se stesso, contrapposta ad un'idea del danaro come mezzo diabolico tipico della tradizione catto-comunista, socialista e delle stesse destre, ponendosi al centro l'idea che solo attraverso il danaro si possono realizzare delle attività e produrre nuova ricchezza a vantaggio di tutta la popolazione e non solo di pochi.

Queste pagine ci dicono dunque perché Berlusconi è il simbolo della maggioranza degli italiani, che lo vota in maniera entusiastica ad ogni tornata elettorale, compresa la recente, e soprattutto ci dicono perché gli italiani si riconoscono in lui.

Con questo non si vuole negare che anche Berlusconi abbia dei limiti, ben evidenti ad esempio in una eccessiva giovialità e fiducia nei propri collaboratori, non sempre fedeli alla realizzazione dei suoi programmi (i casi di Dini, Casini, dello stesso Fini appaiono indicativi di ciò), oppure ancora in una esagerata fiducia nei confronti del prossimo, esponendosi a forme più o meno ricattatorie come quelle emerse nell'ambito del c.d. Noemigate, tutti espressivi nella sua ingenuità e semplicità di fondo, per cui in realtà Berlusconi è l'unico politico ad "essere come appare" e a non dissimulare mai la propria natura con buoni propositi o forme di ipocrita perbenismo.

Ma anche in questi difetti contribuiscono all'unicità di un uomo che ha ridefinito, più nel bene che nel male, l'identità italiana, spingendo la stessa Italia a riconoscersi in lui.

Da leggere senza pregiudizi e risposte già pronte, con equilibrio e attenzione.

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