La matematica, vista nella giusta luce, possiede non soltanto verità ma anche una suprema bellezza, una bellezza fredda e austera, come quella della scultura. (Bertrand Russell, da Misticismo e Logica).

Fino al momento in cui ho cominciato a leggere questo libro difficilmente sarei riuscito a comprendere appieno questa affermazione, seppur adorando le discipline scientifiche non era affatto semplice vedere il mondo della matematica come qualcosa di "bello", una forma d'arte così come lo sono la scultura, la musica e la pittura, perchè almeno da lontano quel mondo di numeri, funzioni, formule, teoremi risulta assolutamente privo di ogni diletto, molto spesso una faccenda fine a sè stessa.

La teoria dei numeri mi ha permesso di vedere la matematica sotto un punto di vista completamente nuovo ed affascinante: l'elemento avvincente di questa branca della matematica è che la maggior parte delle questioni (molte ancora irrisolte) sono all'apparenza davvero semplici, chiunque sappia far di conto è in grado di comprenderle.

L'altro lato della medaglia, ahimè, è l'estrema difficoltà nel risolvere questi quesiti davvero elementari ma che hanno fatto impazzire generazioni di matematici. Un esempio? Quasi tutti sanno cos'è un numero primo, e molti riuscirebbero in poco tempo ad elencarne un po', ma il criterio (in apparenza casuale), secondo cui la Natura ha posizionato questi atomi fondamentali, è ancora un mistero, il più grande per ora (e a mio avviso per sempre) irrisolto.

Simon Singh, professore universitario di fama mondiale, ci racconta le vicende che hanno portato alla dimostrazione dell'Ultimo Teorema Di Fermat, una storia durata 358 anni, iniziata con il beffardo appunto a bordo pagina di Pierre de Fermat (enunciò la congettura, ma aggiunse che non aveva abbastanza spazio per provarla, e finita nel 1995 con Andrew Wiles: va detto che egli mise l'ultimo tassello di un percorso che ha visto i più grandi matematici impazzire e avvinarsi sempre di più a quello che per molto tempo è stato l'enigma matematico per antonomasia.

Per dare credito a tutte queste grandi menti l'autore ha l'ottima idea di ripercorrere la storia della matematica con un racconto avvincente, pieno di curiosità ma soprattutto molto chiaro e semplice, che qualsiasi persona che conosca minimamente le basi dell'aritmetica può benissimo apprezzare l'opera e restarne affascinato e divertito.                                                                      

Iniziando da Pitagora e dai grandi matematici greci, continuando con Eulero, Gauss, Cartesio, Riemann, Godel, Turing e chiudendo con Wiles i geni ci vengono presentati in quello che hanno provato, vissuto e sofferto nell'affrontare la disciplina, insieme a numerosi aneddoti. 

Sapevate che Pitagora, fedele alla sua idea secondo cui tutto poteva essere espresso in termini di numeri interi, uccise annegandolo un suo allievo che mostrava un certo interesse verso i numeri irrazionali? Oppure che Gauss alle elementari elaborò una formula generale per calcolare brevemente la somma dei numeri da 1 a N, rendendo così vana la punizione del professore?

Andrew Wiles tagliò finalmente il traguardo, utilizzando concetti e strutture matematiche elaborati nel Novecento talmente complicate che possiamo per certo affermare che Pierre De Fermat lanciò una sfida che lui non era in grado minimamente di affrontare.

La matematica con lo scorrere delle pagine diventa sempre più nostra amica, e anche se pochissimi individui al mondo riuscirebbero a maneggiare agevolmente forme modulari ed equazioni ellittiche, la simpatia verso queste menti aumenta esponenzialmente, da topi di biblioteca diventano degli artisti a tutti gli effetti.

E' o non è la matematica l'unica disciplina che è totalmente indipendente dall'esperienza, una meraviglia che si manifesta unicamente nella mente?

E' proprio questa la bellezza matematica, la sua perfezione, in quanto realtà ideale, è inarrivabile: possiamo essere certi che la dimostrazione di Wiles non potrà mai essere falsificata, rimarrà solida e scolpità fino alla fine dei tempi.

Divorando il libro fino all'ultima pagina la conclusione è unica: i matematici appartengono ad un altra specie, bizzarri, incompresi, geniali, ambiziosi di ottenere il premio dell'eternità: la stabilità creata dalla dimostrazione matematica conduce all'autentica immortalità, forse tra migliaia di anni i testi di Shakespeare o del Manzoni, oppure la Commedia di Dante verranno dimenticati, ma gli achievements della matematica saranno per sempre tesoro dell'umanità.

Dio creò gli interi, tutto il resto è opera dell'uomo. (Kronecker)

Per saperne di più.

(se trovate il libro in lingua inglese lo consiglio vivamente, alcuni concetti sono resi più leggeri e intuitivi rispetto alla grammatica italiana)

Carico i commenti...  con calma