Simone Cristicchi, noto al grande pubblico per il “tormentone” “Vorrei cantare come Biagio”, sforna un buon disco d’esordio con dodici tracce di buon livello.

Il disco comincia con “Senza” un reggae piuttosto convincente dal punto di vista del coinvolgimento, che però pecca un pochino di superficialità nel testo secondo il mio punto di vista. “Studentessa universitaria” è una deliziosa e malinconica canzone che ci propone una studentessa triste sui suoi libri di filosofia, anche se il finale stile “Sara” svegliati è primavera di Antonello Venditti poteva risparmiarselo. Di “Vorrei cantare come Biagio” si conosce un po’ tutto, Simone Cristicchi si fa un autoritratto autoironico parlando di un cantante respinto continuamente dalle case discografiche e che è rinchiuso in un “pubblico di nicchia”. Simpatico anche il video.

In “Fabbricante di canzoni” che da il titolo al disco, si narra ancora del discografico di turno che ” rincoglionisce la popolazione nazionale” invitando i musicisti a comporre canzoncine orecchiabili che piacciano alle ragazzine e che restino per molto nella testa delle persone (Intro strofa, strofa… ritornello). Ne “L’isola” si narra in maniera molto malinconica e nostalgica un viaggio in Grecia che evidentemente in Simone ha lasciato il segno, la canzone invece non è incisiva come il viaggio. La “Filastrocca della Morlacca” ricorda neanche troppo vagamente lo stile di Vinicio Capossela. ”Ombrelloni” preceduta da una “Telefonata per l’estate” prende un coretto stile surf anni ’60 e dove l’ombrellone finisce dove non batte il sole, come a dire volevate una canzone per l’estate… Eccola! ”A sambà” è un simpatico samba cantato in un portoghese strampalato e inventato che parla ironicamente dei quartieri di Roma.
Stupidowski” è il classico stereotipo di persona logorata dal consumismo e che si ferma all’apparenza delle cose ed è felice così senza mai porsi domande. ”Sul Treno” precede la deliziosa “Angelo custode” secondo me la migliore canzone del disco, cioè la storia di Angelo il custode di un museo che si innamora della statua di Venere, perché per la “bellezza” spesso si può perdere la testa. Impossibile non citare e emozionarsi in “Questo è amore” di cui musica e testo sono del compianto Sergio Endrigo. Il duetto con quest’ultimo è stato realizzato nel 2003. Nel finale spunta una ghost track Rufus” un cantautore morto senza vendere un disco, il cui spirito si impossessa del Cristicchi angelico.

Tra l’altro Simone ha partecipato a Sanremo con la canzone “Che bella gente” (presente nell’edizione ristampata)in cui si parla delle classiche chiacchiere di paese “Che bella gente capisce tutto… scruta dietro persiane vecchie ormai”. Insomma sono cosciente del fatto che questo è un disco molto intelligente sotto il punto di vista discografico, tuttavia è un disco che rende onore a Simone Cristicchi che in modo ironico (impossibile non sorridere per alcune tracce) e dissacratorio, con buoni sprazzi di romanticismo scrive canzoni orecchiabili, fresche e dirette.

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