Lo conosco, Simone. Sì, recensisco una persona che conosco, un amico, ma prima di tutto un artista, e lo faccio nella maniera più imparziale che ci sia e che lui sa. Dire, o ribadire, dipende dai punti di vista, la mia stima personale nei suoi confronti, sarebbe banale quanto inutilmente demagogico. Ma, di contro, esprimere la mia stima intellettuale nei suoi confronti, è quanto di più giusto che io possa fare. Non siamo d'accordo su molte cose, su temi artistici, esistenziali, sentimentali; a tratti, siamo i poli opposti di una scala, siamo quanto di più lontano ci possa essere. Ma, proprio per questo, forse, il suo contraddittorio, per me, è importante, necessario, ispirante. E' mirabile la sua grande naturalezza nell'esprimersi più che nell'argomentare, e ciò ne fa un poeta autentico, onesto. Il grande poeta è colui che non spiega nulla, che non argomenta, ma che narra semplicemnte la realtà interna ed esterna che lo condiziona, che lo tormenta. "Dipinto", rappresenta tutto ciò. Se da questa poesia volete risposte, non leggetela. Non è un breviario che fornisce consigli lisergici su tematiche amorose, ma è quella che il grande Norberto Bobbio definirebbe come "opera semiartistica, di allergica interpretazione". Sì, perchè interpretarla vorrebbe dire snaturarla. Per ogni persona, questa poesia, può rappresentare tutto il contrario di tutto. E quindi allergica, scevra da qualsiasi impatto ideologico, da qualsiasi appartenenza. Felicità e dolore si alternano all'interno della poesia, come due amanti che si osservano e si respingono, ma che non possono fare a meno l'uno dell'altro. La musicalità è lampante, l'utilizzo del lessico è ricercato ma non ampolloso, è incisivo ma non scostumato. E' un susseguirsi di istantanee, di stati d'animo, di dipinti (appunto) impressi nella mente più che nel cuore. E quegli stessi dipinti si insinuano sotto pelle, schiacciandoci e spronandoci a seconda delle nostre intenzioni. Sembra quasi una raccolta di pensieri detti ad alta voce, uno zibaldone della modernità, sostenuto da una verità quasi tangibile a dare sostanza alle sue parole. Ciò che rende questa poesia diversa dalle altre, è la ricerca di una prospettiva diversa, un punto di osservazione che è allo stesso tempo esterno ed interno, realizzato con uno sguardo acuto, totemico e privo di qualsiasi pregiudizio. Dunque, è perfetta? No, assolutamente. E' certamente perfettibile, sia nella sostanza che nella forma, ma è un grande punto di partenza per un artista giovane come Simone Filippetti. Chiudo così, con una frase di un grande intelletuale contemporaneo che, a mio avviso, racchiude a pieno l'essenza della poesia e dell'artista stesso: "Per la scrittura io ho fatto tutto, mi sono ridotto persino a vivere".

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