Era una giornata iniziata nel migliore dei modi. Avevo appena accertato che ero scampato a un debito di inglese. Questo mi portò a una conclusione: mi sarei auto-premiato con 1 cd. Tra l'altro era da made in japan dei deep purple che non compravo più nulla (quindi quasi una settimana).
Altro fattore a mio favore era che, cosa straordinaria, avevo ancora dei soldi nel mio portafoglio, evitandomi così l'umiliante prestito che avrebbero dovuto elargirmi i miei amici. Vado nel mio negozio di fiducia (nel mio paese ci sono solo 2 negozi di cd e quindi c'è poca possibilità di scelta) con l'intenzione di comprarne uno dei simple minds.
Era diverso tempo che avevo intenzione di prenderne uno loro. Sono indeciso tra "sons and fascinaton/sister fellings call" e "life in a day". Ma alla fine la scelta ricade su quest'ultimo. La copertina mi attirava un casino (e poi costava anche di meno). Pago i miei 8 euro e mi dirigo verso casa. Non mi pentirò della scelta…
"Life in a day" è il primo album degli scozzesi simple minds, pubblicato nel 1979 da una minuscola etichetta (la Zoom). Il gruppo affonda le proprie radici nel punk ma se ne discosta subito per un rock elettronico e decadente dalla straordinaria melodia. Forti le influenze, secondo le ammissioni dei membri del gruppo, di David Bowie, Lou Reed, Roxy Music e Kraftwerk. Quindi una musica sperimentale per il periodo, caratterizzata da arrangiamenti barocchi e dalla magnifica voce di Kerr.
In seguito faranno merdate come "don't you (forget about me)" e, negli anni 90, torneranno nell'anonimato. Ma qui si respira ancora un aria spensierata. "Life in a day" è molto diverso dalle sonorità claustrofobiche (anch'esse stupende) dei due album successivi. È presente un'unione perfetta di tastiere e riff di chitarra. I brani sono tutti sui 3-4 minuti, tranne "Pleasantly disturbed" di 8 minuti, caratterizzata da un uso singolare degli archi, e "Murder story" di 6 minuti, che, come si deduce dal titolo, è una storia cupa e decadente alla Roxy Music.
Tutti i testi sono molto oscuri e fatalisti. "Someone" ricorda alcune canzoni del Bowie della trilogia berlinese. "No cure" invece è singolare perché è molto più spensierata e allegra rispetto al resto dell'album.
Mi sono sforzato di provare a descrivere ogni brano dell'album ma, purtroppo, non ci riesco. Sensazioni come quelle che si provano in "Someone, Life in a day, Pleasantly disturbed" (con un particolare uso degli archi) e "Chelsea girl" (brano che verrà scelto come singolo) non riesco a descriverle. Posso solo dire che è un album stupendo. La prima cosa che mi viene in mente sentendo il disco è il rosso dei laghi in copertina.
Un paesaggio confortante in cui buttarsi per 43 minuti di tranquillità.
Carico i commenti... con calma