Nessuno ha mai parlato di "Neapolis"?

Ne parlo io, ma prima una doverosa premessa.

Da persona che negli anni Ottanta era adolescente, e quindi come molti adolescenti ricettivo di ogni stimolo al massimo grado e potenza, lo confesso, Jim Kerr rappresentava per me un Idolo. Forse l'unico vero idolo che abbia veramente percepito come tale, nessuno come lui sembrava parlare e soffiare parole in musica al mio cuore... e questo tanto con le aspre introverse ed estremamente complesse armonie dei lavori pre-1982 sia con i loro paradigmi new wave "New Gold Dream" e "Sparkle in The Rain", sia con l'enfasi - che allora come ora mi suonava sincera - di "Once Upon a Time".

Dopo, qualcosa si è inceppato.

Magari stavo diventando adulto, scoprivo altri talenti, altre musiche...

Però adesso, a 22 anni di distanza, "Live in The City Of Lights" continua a suonarmi come un tradimento: Jim che urla invece di cantare? Un disco "dal vivo" con così tante sovraincisioni? "Promised You a Miracle" e "Book of Brilliant Things" con gli accenti capovolti rispetto agli originali che amavo?

"Street Fighting Years" 20 anni dopo? I Simple Minds che cercando di fare progressive? Mah... e poi la cosa più terribile: Charlie Burchill, il magico cesellatore di atmosfere, bravissimo nel suo lavoro proprio perché si fondeva e interagiva con gli altri strumenti... qui per me è il disastro, una solista che si erge particolarmente sgraziata e che entra sempre al momento sbagliato.

Eppure li avevo amati, anche questi dischi...

"Real Life" e "Good News From The Next World" sono arrivati troppo tardi per me, la magia era svanita e il sottoscritto si era innamorato di altri suoni e altre correnti.

"Neon Lights" è agghiacciante e senza passione, questo detto con serena equidistanza.

"Cry" e "Black & White" mi lasciano piuttosto indifferenti, più il secondo che il primo.

E in mezzo ci incastoniamo "Neapolis", questo disco del 1998... talmente bistrattato che quando ho cercato in rete commenti - positivi o negativi che fossero, ma sufficientemente articolati perchè venisse dimostrato che al disco era stata prestata una pur minima attenzione - ... nulla ho trovato, al di fuori di generici "en passant" ("il punto più basso della loro carriera", "disco anonimo" e via discorrendo).

Invece, detto da ex-fan dei Simple Minds (anzi di Jim Kerr), questo album per quanto mi riguarda svetta in maniera prepotente, è un picco di inventiva al cospetto del subito prima e del subito dopo. Non fosse altro perché solo qui, e non prima e non dopo, mi sembra di sentire la ricerca di una costruzione sonora... Non fosse altro perchè qui si respira molto aria di "Sons & Fascination" - con le dovute proporzioni! - per via di quelle tastiere ariose e del passo spedito, agile, svelto, di brani come "Tears Of A Guy" o "Lightning" ... Non fosse altro perché al suono di questo disco partecipa ancora Derek Forbes, QUEL Derek, quel basso che aveva contribuito alla particolarità del suono dei Simple Minds almeno quanto le tastiere di Michael Mc Neil. Sarà casuale questa compresenza, il bassista e la ritrovata vitalità?...e poi, ebbene si, non fosse altro perché in coda al disco infilano uno strumentale come non facevano da 20 anni, che solo dal titolo "Androgyny" suona conturbante... E non ditemi che non amavate i brani strumentali dei Simple Minds!

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