"A New Flame" (1989), terzo album in studio della band che gravita intorno a Mick Hucknall, catturò consensi notevoli in tutta Europa. Tutto merito di un mosaico che andava via via componendosi colmando le lacune e levigando gli angoli.
Il carismatico leader aveva acconsentito a richiamare alla produzione Stewart Levine, dopo essersi convinto che ingaggiare il compianto Alex Sadkin per "Man And Woman" (1987) era stato un errore. "Se mai potessi remixare da capo un album, non avrei dubbi: 'Man And Woman'. E' una vergonga parlare di una persona che non c'è più, ma Alex era più programmatore che produttore". L'album non era da buttar via, tutt'altro, conteneva episodi gradevoli, ma era bel lungi dall'evoluzione che band e management auspicavano.
Mick, però, non ammise mai l'errore: lasciò che gli eventi riprendessero il loro corso naturale. Levine tornò all'ovile, il brasiliano Heitor Texeira Pareira (noto ai più come Heitor T.P.) sostituì Sylvan Richardson alla chitarra (che salto di qualità: si ascolti, tanto per, l'assolo in "Enough"), nell'album vennero inserite le cover giuste, ed il gruppo piantò finalmente la bandiera in cima alla montagna: "A New Flame" fu l'album più venduto del 1989 in Europa.
Passati quasi due anni, a fine 1990, Mick riunì la band per iniziare ad abbozzare quello che diventerà il loro album più venduto: "Stars". Alla produzione venne ovviamente confermato Stewart Levine. Le sessioni iniziarono in un clima pesante, a Parigi, in concomitanza con l'inizio della guerra del golfo. Elliot Rashman, il manager storico della band, diede per scontata l'implicita conferma di ogni elemento, ma Hucknall aveva altro per la testa. Completamente rapito dal sound dei Soul II Soul, gruppo dance misto hip-hop che spaccò tra il 1989 ed il 1991, volle inglobare nel progetto Gota Yashiki, che dei Soul II Soul era programmatore sopraffino. Yashiki accettò con entusiasmo, seppur conoscesse i Simply Red solo marginalmente ("Devo avere un vinile di 'Love Fire' a casa, da qualche parte"), ed iniziò a lavorare sulla sezione ritmica con il batterista storico, Chris Joyce. Non ci volle molto per capire che Yashiki era, oltre che un programmatore 'avanti' e intraprendente, anche un batterista con i controfiocchi. Fu in quel periodo che Hucknall iniziò a rivendicare i Simply Red come entità facente capo a sé stesso, con gli altri membri sacrificabili in una logica ottica di rotazione e maturazione. "Licenziare Joyce è stata una delle cose più difficili nell'intera mia carriera, ma l'ho fatto per il bene della band". Fu un passo epocale, che segnò per sempre il nuovo sound dei Simply Red. Levine era d'accordo sul fatto che la band dovesse migliorare sensibilmente nella sezione ritmica; fu altrettanto dispiaciuto, perché fu lui a reclutare Joyce per l'album di debutto "Picture Book" (1985), ma non ebbe nulla da obiettare, così come non potè fare nulla per trattenere il bassista Tony Bowers, probabilmente stanco dell'esperienza con il gruppo, sapientemente rimpiazzato da Shaun Ward.
"A New Flame", nella sua magnificenza, agli occhi di Mick annoverava un limite importante: i brani di maggiore impatto, o perlomeno i primi due singoli, "Its' Only Love" e "If You Don't Know Me By Now" erano cover. Inoltre, per la magnifica "You've Got it" e "Turn it up" si era avvalso della collaborazione di Lamont Dozier, laddove invece Joe Sample aveva fornito un signficativo apporto per "Enough", che chiudeva magistralmente l'album. Questa volta Mr. Hucknall fece tutto (quasi) da solo. Eccezion fatta per "Something Got Me Started" e "Thrill Me", alla cui stesura collaborò il tastierista Fritz McIntyre ("La vera roccia della band, il vero caposaldo: i Simply Red sono la magnifica voce di Mick e le tastiere lussuriose di Fritz", dichiarerà Rashman più avanti), tutti i brani vennero scritti da lui. E da già che l'album fu una bomba, superò i sette milioni di copie e catturò consensi per ogni dove, beh, qua la mano Micky. Bravo.
Fece eccezione l'America. Già freddina con "A New Flame", ignorò quasi completamente "Stars". A supporto di questo antefatto, va sottolineato che la band non ne fece un dramma: non si adoperò più di tanto per creare consenso negli USA, probabilmene paga del vortice di entusiasmo generatosi in Europa.
Stilisticamente, l'album non ha sbavature: azzeccati i singoli apripista, "Something Got Me Started" e "Stars", coinvolgente e superba dal vivo "Thrill Me" (Mick : "Fritz se ne uscì con quel magnifico riff di tastiera..."), grintosa e dolce al tempo stesso "Your Mirror", spassosa e di facile lettura "She's Got It Bad", commovente e freschissima "For Your Babies". Poi, parere di chi vi scrive, è un calare. "Model", che strizza l'occhio agli UB40, è un ibrido con poca personalità, "Freedom" e "Wonderland", entrambe a sfondo politico, sono musicalmente scarne. Un'eccezione: "How Could It Fall". Laddove gli strumentisti si scatenano nell'intro (notevole l'apporto del sassofonista Ian Kirkham) per poi rilasciare il testimone a Hucknall.
Ancora parere di chi vi scrive: "A New Flame" resta su un altro livello. Più d'impatto, più fresco, più esplosivo e completo. E infatti, vendette bene. Ma a consacrare la band nei secoli dei secoli fu "Stars", perché piacque in ogni suo aspetto: dalla copertina ai promo video, dagli arrangiamenti all'apporto dei nuovi membri. Non a caso, il tour riempì stadi e arene e diede lavoro extra ai Simply Red al punto che "Life", il successore, arrivò a 1995 inoltrato.
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