Il ritorno nel 2012 con How About I Be Me (And You Be You)? era stato notevole: c'erano brani molto belli come "Take Off Your Shoes" o la cover di "Queen of Denmark", poi brani "simpatici" come "4th And Vine" e "Old Lady" e infine brani rock in tipico stile O'Connor che, anche se forse un po' simili tra loro, risultano sempre gradevoli ("Reason With Me" "Back Where You Belong").

Personalmente, quando si parla di artisti che si muovono tra movimentati pezzi rock e ballate malinconiche (o felici, ma pur sempre ballate), tendo ad evitare queste ultime se non in momenti in cui mi sento particolarmente predisposto.

Fatta questa breve premessa posso affermare che la traccia di apertura "How About I Be Me" (recuperata senza dubbio da qualche archivio perché una sua, a mio dire imbarazzante, versione trapelò ancora nel 2011) mi aveva fatto presagire il peggio e la successiva "Dense Water Deeper Down" con il suo pop rock non lasciava assolutamente ad intendere che, più avanti nella track list, ci sarebbero state un paio delle canzoni più belle della O'Connor di sempre.

La situazione migliora sicuramente durante "Kisses Like Mine", "Your Green Jacket" e "The Vishnu Room" anche se il disco decolla solo alla traccia numero sei con "The Voice of My Doctor" che da all'album una svolta rock e una scarica di energia notevole.

Ma è con "Harbour" che si tocca il più alto livello di qualità musicale, non solo per il costante crescendo che lo attraversa e la seconda voce dura e aspra, ma anche per la spiccata abilità di song writing; questo disco rappresenta qualcosa di nuovo per Sinéad O'Connor proprio perchè è preso da vari punti di vista e, per la prima volta nella sua carriera, davvero incentrato sullo story telling.

Da qui in poi l'album viaggia tranquillo su buoni livelli con una sperimentale "James Brown", una bella ed enigmatica "8 Good Reasons"(di cui è da pochi giorni disponibile il video musicale) sino al singolo che ha preceduto l'album "Take Me To Church".

In "Take Me To Church" è racchiusa quella che è un po' la chiave di lettura di questo concept album dedicato all'amore (che può portare a riconsiderare lievemente anche le tracce iniziali), è poi anche una canzone dai ritmi sostenuti e ben equilibrata, tranne forse per il finale che sembra tagliato troppo presto.

Passando per "Where Have You Been?" si arriva a "Streetcars" che è uno dei veri gioielli dell'album nonché brano di chiusura (anche se nelle tre tracce aggiuntive della Deluxe Edition c'è da segnalare "How Nice a Woman Can Be").

In conclusione, se la prima parte lascia un po' a desiderare la seconda risolleva egregiamente le sorti dell'album che, a tratti, si rivela migliore del precedente per la sua varietà nella struttura dei brani. Un primo ascolto certo non basta per arrivare a capire la costruzione di questo concept album che dopo una attenta osservazione appare più coeso di quanto sembri.

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