Dove c'è death metal c'è casa, magari non per tutti, ma per Elfo Cattivone sì.

Vista dunque la penuria di tale prelibata essenza sonor-musicale su queste pagine virtuali urge rimedio. Mancano infatti le classiche recensioni metalliche, tutto acciaio e salnitro, arrembanti e un po' mitopoietiche.

Ricordiamo che una recensione death metal che si rispetti presenta le seguenti caratteristiche:

  • breve storia del gruppo in questione, con accenni alla sua natura sacrra e divina

  • l'elenco di tutti i componenti della formazione, ma proprio tutti, anche eventuali turnisti che hanno sostituito il chitarrista ritmico in un tour negli anni novanta

  • un'accurata analisi dell'album in questione in rapporto con il resto della discografia

  • la locuzione “assoli al fulmicotone” obbligatoria e insindacabile, anche nel caso non vi fossero assoli

  • l'utilizzo di aggettivi come marcio, tenebroso, catacombale, oscuro, diabolico, sulfureo, infernale et simila

  • accurata selezione del sottogenere e descrizione di tutte le influenze esterne

  • mitizzazione della vecchia scuola scrivendo spesso old school con devozione

  • condanna ad eventuali aperture commerciali

  • analisi del fenomeno reunion, comune a quasi tutte le band

Dopo questa captatio metalvolentia passiamo a parlare di quella bomba di Diabolical Summoning dei Sinister, un concentrato di schiaffoni continui in formato “Reign in Blood”, per chi non lo sapesse il formato “Reign in Blood” è usato per quantificare la durata di un album, equivale a trenta minuti circa. Di norma gli album death metal durano un “Reign in Blood” e un terzo, quaranta minuti mal contati, fu infatti il divino Chuck a stabilire questa durata perché il troppo stroppia, è risaputo.

Essendo che l'album in questione dura meno della norma va da sé che sia densissimo ed esplosivo, un attacco continuo, senza pietà, una valanga di ritmiche feroci e voci bestiali, stile orso bruno particolarmente buzzurro, con pelo sul petto più irsuto rispetto alla media della specie. La tensione non cala mai, c'è giusto un breve assolo melodico, non al fulmicotone in questa caso, nella penultima traccia Tribes of the Moon, ma per il resto non si molla, l'assalto è totale, implacabile.

Lo stile, classico e personale al tempo stesso, si discosta un poco dai connazionali Pestilence e Asphyx, dalle schitarrate molto secche ed abrasive, avvicinandosi di più alla rocciosa compattezza dei Benediction e alla dinamica furia dei Malevolent Creation d'annata. Una sorta di Transcend the Rubicon suonato come fosse The Ten Commandments, dal risultato pressoché perfetto che ne fa un classico del genere, benché purtroppo un po' trascurato nei confronti del precedente Cross the Styx e del successivo Hate, come del resto sono un poco dimenticati i Sinister rispetto ad altri gruppi della scena.

Assolutamente da recuperare per gli amanti dell'old school (altra frase banale e scontata ma vera).

Un ultimo avvertimento per chi non conoscendo la band giudicasse il disco dalla copertina: gli zombie e i fulmini scintillanti fanno molto Iron Maiden, ma vi aspetterà ben altro!

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