Ad ogni nuova fatica di Ben Chasny, colui che si cela dietro al monicker SOOA, non si sa mai cosa aspettarsi. E non c'è, nel panorama attuale, complimento migliore da fare ad un musicista. Proprio la sensazione di attesa e del non sapere cosa aspettarsi, rende Chasny una mosca bianca in un periodo in cui ogni gruppo e artista sembra autoincasellarsi nel proprio genere di riferimento.
Al 14esimo disco ufficiale (ma molteplici sono ep e collaborazioni sparse) in 18 anni di attività il buon Chasny da alle stampe forse il disco più facilmente approcciabile della sua carriera. Si riferisce forse a questo il titolo, ossia al bruciare simbolicamente la soglia di ingresso al suo mondo musicale, spesso resa difficoltosa dalla sua passione per il noise, soprattutto giapponese, e la drone music. O alla sua devozione verso i primitivisti americani, Fahey e Basho in primis, e i loro gorghi di arpeggi ipnotici e accordature aperte. O addirittura alla composizione ”aleatoria”, applicata ai sui ultimi due dischi “Hexadic I&II”, modalità creativa che secondo Ben permette di liberare la capacità creativa della composizione musicale grazie all'indeterminatezza delle combinazioni delle parti.
Niente di tutto ciò la fa da padrone lungo questi 9 brani, ma tutta la storia musicale di Chasny è comunque racchiusa, in forma o in atmosfera, in “Burning The Threshold”; a spiccare finalmente sono le doti di songwriter di Chasny, e la sua bella e fragile voce, mai così presente in quasi tutte le tracce. E forse è proprio l'inusitata verbosità del disco a sorprendere di più, visto che spesso i suoi dischi sono meditativamente strumentali.
Il risultato in alcuni casi è forse troppo leggero (vedi la finale “Reflection”), ma per il resto si spazia dai soliti bellissimi arpeggi ipnotici (la titletrack), ballate estatiche impreziosite dai signori Dan & Naomi dei Galaxie 500 (“Under Fixed Stars”), sussurri psichedelici sciolti in code acide (“Adoration Song”) e due strumentali fenomenali, “St. Eustace” e “Around The Axis”, quest'ultimo in duello con uno dei migliori suoi epigoni in circolazione, il talentuoso Ryley Walker.
E poi ci sono due piccole perle come l'equilibro magnifico fra arpeggi, slide e cantato di “Things As They Are”, e “Taken By Ascent” forse il perfetto bignami delle sfaccetature sopra elencate di Chasny, in cui si rivede il batterista Chris Corsano già collaboratore di Ben 12 anni fa, che spacca e ricuce il tessuto psichedelico e mantrico del brano.
Se non lo avete fatto prima, penso che non ci sia disco e momento migliore per entrare nel magico e misterioso mondo di Six Organs Of Admittance.
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