All'indomani della sua fuoriuscita dall'organico dei Death in June, Patrick Leagas fonda il progetto Sixth Comm, pronta risposta del geniale percussionista della Morte in Giugno allo storico rivale Pearce, che nel frattempo aveva assunto il totale controllo artistico della band madre.
La musica di Sixth Comm sembra germogliare direttamente dal capolavoro “Nada!”, ultima grande opera dei Death in June che vedeva la presenza di Leagas: capire la musica di Sixth Comm è quindi semplice, basta spurgare il suddetto album dagli elementi più tipicamente pearciani. Quel che si ottiene, comprensibilmente, è un grigio synth-pop esistenziale, pervaso ancora da foschi contorni industriali ed esoterici, e fondamentalmente caratterizzato dalla componente marziale che da sempre contraddistingue la visione artistica di Leagas: una proposta che niente ha che vedere con il folk apocalittico che Pearce si apprestava in quegli anni a definire; un percorso che tuttavia preferisce guardare alle crudezze dark-wave di inizio decennio (Bauhaus su tutti), senza disdegnare un'orecchiabilità, un'eleganza ed una pomposità che richiama direttamente in causa la migliore tradizione pop degli ottanta (Depeche Mode e Tears for Fears sono i nomi che per primi mi vengono in mente).
Facendo un parallelo azzardato, potremmo sostenere che i Sixth Comm stanno ai Death in June come i New Order stanno ai mitici Joy Division. Da ciò se ne traggano le conclusioni che meglio aggradano.
I punti di contatto con la band madre rimangono evidenti, in primis l'immaginario bellico, il tragico sfondo scenico che sottostava ai primi Death in June; ma è altrettanto evidente come Leagas continui il suo percorso all'insegna dell'adeguamento ai canoni stilistici imperanti nel decennio ottantiano, affievolendo le spinte all'innovazione ed alla ricerca stilistica che distingueranno il cammino di Pearce. Anche se, tuttavia, è bene ricordare che il Nostro non si esimerà dal pubblicare nel 1987 uno splendido esempio di avanguardia folk-rituale: il fondamentale “Fruits of Yggdrasil”, nato dalla collaborazione con la studiosa/cantante Freya Aswynn, un lavoro che affonda le radici nel fecondo terreno della mitologia nordica, altra caratteristica basilare della proposta di Leagas, da sempre affascinato da suddette tematiche.
Sempre nel 1987, poco tempo prima, esce “Content with Blood”, il vero primo album dei Sixth Comm, che segue una serie di pubblicazioni incentrate soprattutto sulla rielaborazione dei pezzi dei primi Death in June, alla cui stesura originariamente partecipò Leagas.
Tutta la prima fase della carriera di Leagas, in verità, sembra ossessionata dalla produzione della Morte in Giugno, e lo stesso “Content with Blood” non ci risparmia il rifacimento di certi brani della scorsa era artistica del musicista britannico: i brani di “Nada!” riprendono così vita in un'accezione più canonicamente electro-wave, tuttavia non sempre convincendo, sopratutto se si pensa alla brillante resa degli originali (“Foretold” e “Calling” su tutte).
Ben più interessanti, a nostro avviso, i nuovi brani scaturiti dalla fervida penna di Leagas: prendiamo a titolo d'esempio l'opener “Winter Sadness”, ancora pervasa dagli umori marziali ereditati dalla fase Death in June, ma già pregna di inediti fulgori neo-romantici che ne fanno un'intesa ballata dove a primeggiare è lo struggente duetto fra la voce baritonale di Leagas ed il canto da usignolo di Julie Harrington, che si eleva leggiadramente fra meste bastonate percussive e fatali rintocchi di pianoforte.
Basso, chitarre, synth, solide basi elettroniche riesumano la migliore tradizione dark-wave d'annata, mentre il percorso si dipana fra pezzi maggiormente rock-oriented e stasi atmosferiche riesumanti la desolazione e le macerie che furono caratteristiche fondamentali dei Death in June degli anni ottanta. Con un occhio di riguardo, naturalmente, all'impianto percussivo di Leagas, che svetta militareggiante al di sopra di pattern ritmici sparati da improvvide e quadrate drum-machine.
Artista intelligente e musicista fondamentale della nascente epopea post-industriale, Patrick Legas si ritaglia così un percorso dignitoso negli anni a seguire (da ricordare l'altro suo progetto Mother Destrucion, alter ego degli stessi Sixth Comm, dai quali poco di differenzierà), senza tuttavia toccare picchi artistici elevatissimi, inanellando una serie di prove convincenti ma difficilmente elevabili allo status di veri e propri capolavori.
Per questo la sua musica rimarrà appannaggio di soli pochi affezionati, e mai riscuoterà il successo che (a merito) si sono riusciti ad accaparrare i suoi antichi compagni di ventura Douglas Pearce e Tony Wakeford.
Da riesumare ed apprezzare in silenzio e religioso rispetto.
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