La bella versione di "El Vals del Obrero". Questo è quanto si evince da numerosi ascolti, a partire dalla canzone d'apertura Cìrco Ibèrico, che contiene intermezzi di El Gàto Lopez, copiati pari pari. Sembra proprio che gli Ska-P, complice anche il notevole successo ottenuto con il primo album, abbiano voluto continuare su quella strada. Ne risulta un disco piacevole, che si fa ascoltare senza problemi.
Lo ska proposto in "Eurosis" viene (per fortuna) ripulito dalle orribili chitarre distorte di "El Vals del Obrero": ha un accento molto più core e, anche se non si sente ancora l'influenza punk (che arriverà solo in "Planeta Eskoria"), si nota un notevole miglioramento nell'impostazione del ritmo. Cosa strana, "Eurosis" (1998) non otterrà gli stessi riconoscimenti del disco precedente e la band stessa terrà in poco conto questo lavoro. Sarà il brano "Paramilitar", con il suo sfrenato ska-core, a farsi portavoce di tutto il disco e diverrà in breve tempo un inno di ribellione in America Latina (unico continente in cui l'album abbia avuto successo). In quasi tutte le altre canzoni vengono sperimentati nuovi miscugli di ritmi: "Villancìco", aperta critica alla Chiesa Cattolica, presenterà un mediocre ska-rock, "Espana va bien", attacco diretto al governo spagnolo, offrirà uno ska-fiesta molto spagnoleggiante (il banjo di Joxemi è lo strumento protagonista). Degna di nota è invece la energetica "Simpàtico Holgazàn", traccia di jamaican-ska con frenetico intervallo folk. "Kèmalo" è forse il miglior pezzo di tutto il disco, grazie al suo ska-core molto arrabbiato. "Poder p'al Pueblo" è una vecchia ballata spagnola in fisarmonica, ovviamente non cantata... seguono la divertente "Juan sin Tierra" in folk-core e la mediocre "Kacìkes". Chiuderanno una echeggiante "!!America Latina Libre!!", l'esplosiva "Al Turron" ed il capolavoro finale, la lenta "Seguimos en Pie", disperato grido alla resistenza.
Nel complesso, disco completo e oggettivamente di buona qualità. Quel che è certo è che non vale quello che costa.
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