Oggi recensirò qualcosa di sperimentale ma comunque inquadrabile nell'ambito thrash metal. L'album in questione è il nuovo album dell'affascinante e controversa band Skeletonwitch: "Breathing the Fire".                    

Un album che o piace o non piace, uno stile unico nel suo genere, una fusione di thrash ed elementi black metal molto riuscita. Anche un pizzico di modernità è presente ma che nulla toglie (semmai è uno di quei pochi casi in cui aggiunge qualcosa di positivo) ad un album davvero buono.

La base sonora è quella di un thrash potente con una vena vagamente melodica che rende piacevole l' ascolto dalla prima all' ultima nota; non mancano certo le sfuriate thrash e colpi di batteria quasi blast-beat e atmosfere black metal con accelerazioni improvvise.

Uno degli elementi che colpiscono di più è la voce di Chance Garnette, capace di passare da uno scream nitidissimo (quasi morbido) ad un growl possente e cavernoso, dotato di una tecnica non trascurabile. Anche i riff sono "inusuali", infatti nella prima parte delle canzoni sono solitamente molto rapidi e composti da powerchord semplici ma efficaci (tipico del black) poi si cambia registro con riff complessi e thrashy, davvero accattivanti in tutte le canzoni. Apparato ritmico collaudatissimo, un basso "accondiscendente" segue in tutto e per tutto le chitarre mentre la batteria di Derrick Nau, oltre ad essere prodotta in modo esemplare, costituisce una base ritmica molto solida deliziando le nostre orecchie con blast-beat continui. 

Assoli molto variegati fra loro, si va da quelli molto hardrockeggianti del singolo "Repulsive Salvation" a quelli al fulmicotone delle prime tracce del disco, in particolare "Longing for Domination" e "Dispoiler of the Human Life".

Un disco molto omogeneo da cui spiccano però delle tracce davvero notevoli come le già citate "Repulsive Salvation" dedita a ritmi inizialmente molto veloci e riff memorabili e a repentini cambi di tempo in tratti più cadenzati e "Dispoiler of Human Life" forse la più nera del disco, molto udibile il basso ed eccelente taglio chitarristico, cambi di tempo inaspettati e altrettanto inaspettati cambi di registro vocale (di nuovo, da scream a growl).

Concludendo un album assolutamente piacevole, i thrasher non si aspettino di ascoltare l'ennesima band-thrash-fotocopia (ne potrebbero rimanere delusi), un album che deve essere ascoltato senza pregiudizi e senza cercare di inquadrarlo in un genere preciso anche se la base è certamente thrash. Io, da intransigente thrasher, lo ho pienamente apprezzato proprio per essere un album innovativo e fuori dagli schemi; un ascolto consigliato a chiunque ascolti metal e a chi vuole sperimentare.

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