"Ma che cazzo me ne frega! Genere ragazzi genere! Ehi sbarbo smolla la biga che slumiamo la tele. Sei fatto duro, sei fatto come un copertone. Ci facciamo? Sbarbi sono in para dura! Ok, ok nessun problema ragazzi, nessun problema! Sbarbi sono in para dura. Schiodiamoci, schiodiamoci. C'hai della merda? Ma che viaggio ti fai?! C'hai una banana gigantesca. Oh c'hai della merda o no? Un caccolo! Ma che viaggio ti fai? Intrippato. Brutta storia ragazzi, brutta storia. C'ho delle storie ragazzi, c'ho delle storie pese! C'hai delle sbarbe a mano? No c'ho delle storie pese, fatti questo slego: 1 2 6 9"

La recensione potrebbe tranquillamente finire con questo dialogo tra ragazzi in un fantomatico slang bolognese, premessa necessaria di "Eptadone" uno dei più irriverenti brani che il punk-rock italiano abbia mai prodotto. Ma per tramandare significati, soprattutto ai presenti, non solo ai posteri, per comprendere almeno in parte, ciò che fu un periodo irripetibile per creatività, necessaria arroganza espressiva, e menofreghismo nei riguardi degli standard, bisogna ripartire da MONOtono degli Skiantos, il secondo album della più irriverente band italiana di tutti i tempi (non me ne vogliano i virtuosi ma pur sempre geniali Elio & company). Come si è ripetuto fino alla nausea, il punk ha riazzerato tutto. Chi non sapeva suonare, poteva tranquillamente farlo, in un calderone in cui la fonte principale era l'espressività e l'anima di chi suonava. Gli Skiantos volevano "scorreggiare" contro i cantautori impegnati, contro il perbenismo lirico, utilizzando un linguaggio volutamente basso, utilizzando rime baciate, ed introducendo il concetto di "Demenziale", una sorta di idiozia non-sense che a volte riusciva ad essere più incisiva e pungente di tante canzoni seriose. Non potevano scegliere epoca migliore per farlo; La Bologna di fine anni '70: il movimento studentesco, Radio Alice, le BR, il DAMS, e tutto il fermento culturale-stilistico provocato dagli sconvolgimenti politico-sociali, e dall'importazione dell'estetica punk e del no-future dai principali produttori; USA e Inghilterra. E' la Cramps di Gianni Sassi a permettere al collettivo di Freak Antoni (laurato al DAMS con una tesi sui Beatles) di pubblicare il loro esordio ufficiale, dopo il warm-up di "Inascoltabile".

Superato l'impatto dell'esplosione punk di "Eptadone", il resto è semplicemente puro rock n'roll con venature blues e attitudine punk nelle ritmiche. Ramones italianizzati con un occhio ai Rolling Stones, questi ultimi coverizzati con "Pesto Duro". Innumerevoli gli inni, il manifesto di "Largo All'Avanguardia"(Largo all'avanguardia, siete un pubblico di merda, applaudite per inerzia), il comizio di "Diventa Demente" contro il cantautorato impegnato, l'inquietante e ossessiva suite ritmica di "Io Sono Uno Skianto", la punkeggiante "Io Me La Meno" (Io me la meno, di notte mi dimeno, domani prendo il treno e vado fino a Sanremo), fino alla cronaca terroristica di "Panka Rock" (se tu bruci una banca, il direttore poi si sbianca, lì in testa anche una panka, e vedrai che poi la pianta!).

Ristampato da Laltantide, dopo il vinile del 1978, è sconsigliato questo disco per chi pensa che la musica sia una cosa da prendere troppo seriamente, ma chi ama essere intelligente in Italia (con gusto), non può tralasciare gli Skiantos.

Carico i commenti...  con calma