"You were a dream to me
Now you’re nothing but a heart
that bleeds
I’ll wash you off and carry on "

Una ferita al cuore, un dolore intimo, invisibile, da smaltire con quella forza interiore che risiede nel nucleo di ogni essere vivente. Una medicazione interiore da eseguire con cura. Una cura per poter ripartire con una nuova forza ed una nuova vita.

Skin, la vocalist degli Skunk Anansie, riparte dalle sue ferite, "esposte" nel titolo dell'album d'esordio da solista. Un nuovo look per la cantante di colore, meno tank-girl e più Grace Jones, da guardare sulla copertina del disco mentre, lentamente si susseguono le tracce del nuovo disco.

Già, lentamente. Forse è questa la nota dolente del CD. La voce poderosa di Deborah Anne Dyer un pò si perde nel lento incedere delle melodie, cosa che non era successo ai tempi degli SA in canzoni quali "Charity" o "Brazen". Nei passaggi lenti diventa quasi rauca, trascinata, insomma, non convince a pieno.

Scritto a quattro mani con il suo compagno di fatiche Len Arran e registrato in Belgio, portandosi dietro degli Skunk il solo bassista Cass, il disco è stato registrato lontano dal pullulare di suoni (e tabloid) del Regno Unito.

Una Skin messa a nudo ed indifesa nella canzone con cui si apre il disco "Faithfulness":

"Common sense
Can slap me in the face
And yet I calm disent
Embarrassed by your obvious
Indifference
Disgusted at the same time by it all
Watching as my ego breaks your fall"

Il singolo che impazza ora su tutte le radio "Trashed" è una bella ballata, il pezzo ideale per attrarre verso l'album i "curiosi". In effetti è anche il pezzo migliore del disco, almeno musicalmente.

A me piace molto anche "Lost" e "Till Morning" che conclude il disco.

Complessivamente il disco non convince e per lunghi tratti annoia. La preferivo nelle sue collaborazioni con Maxim (Carmen Queasy).

Da sbadiglio.

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