Ultimamente mi sono dedicato anima e corpo a approfondire il discorso Skyclad. L'ho fatto con molto piacere dal momento che sui principali siti di recensioni non vengono quasi mai considerati. La ragione la ignoro. Davvero, non capisco come mai un gruppo, capace di contaminare elementi folk celtici di matrice pagana con un metal di vecchio stampo e dalla tinte thrash sia passato così inosservato. Forse mi sbaglio, forse sopravvaluto il gruppo, eppure è strano che si trovi così poco in giro. Anche materialmente sono riuscito a recuperare, non senza fatica, solo una raccolta del gruppo, datata 2001, che mi appresto a recensire. Non prima però di aver fornito qualche cenno sulla band.

Nati dal genio di Martin Walkyer (ex Sabbat) ed esorditi con il primo disco nel 1991, i nostri si caratterizzano, come già accennato, per un'audace commistione di generi: violini e ritmiche da feste celtiche si fondono con riff spesso e volentieri thrash e comunque sempre molto veloci e incalzanti, mentre le tematiche trattate nei testi vertono molto spesso su temi politici e di attualità. Il modo di cantare di Martin è molto interessante, un menestrello alcolizzato dalla voce digrignante e polemica, cattiva e rabbiosa quanto basta ma terribilmente coinvolgente. Il risultato è, per quel pochissimo che ho potuto apprezzare grazie alla raccolta dal titolo "History Lessens", una miscela esplosiva, accattivante e, dal mio punto di vista, attuale e divertente.

Il "best of" in questione è veramente ben fatto: tutti i pezzi scorrono che è una bellezza, tutti quanti impreziositi da un quid, un qualcosa che li differenzia: ora l'impostazione vocalica, ora la maggiore propensione verso un heavy metal più classico (con gli elementi folk abbandonati), ora la piacevole malinconia comunicata da simil-ballate suadenti e cullanti.

Tra i pezzi da novanta che più uniscono folk celtico a metal non posso non segnalare "Penny Dreadful", "The Silver Cloud's Dark Lining", "Building A Ruin", "Emerald", "I Dubious" (non fatevi ingannare dall'intro lento e soffuso) e "Bury Me", nella maggior parte dei casi incalzanti danze sfrenate guidate da folli violini e da ritmiche veloci e vorticose, che non rinunciano a momenti molto più tecnici nei quali emerge la classe del gruppo (si veda il break strumentale in "Emerald", per esempio).

Vi sono come già accennato pezzi dove la matrice folk viene accantonata: sono questi brani potenti e corrosivi, imperniati su strutture del metal classico che comunque fanno la loro bella figura e donano varietà al tutto: si veda a tal proposito "A Bellyful Of Emptiness", rabbioso pezzo ipertamarro caratterizzato da un ritornello che, ne sono certo, non tarderà a stamparvisi in mente.

Ultimo tipo di canzone presente in questa raccolta è la ballata, che non è mai completamente melensa e sdolcinata (se non in qualche caso), essendo vivacizzata da momenti più veloci che rompono il torpore che si può venir creando. Ne sono esempi "Isle Of Jura", "Constance Eternal", "Jumping My Shadow", e "Single Phial".

Non sono solito vedere di buon occhio i "best of" perché spesso screditano una band, ma mai come in questo caso ritengo che siano utili. Certo sono stati omessi pezzi dai primi album del gruppo (per quel che ne so), ma la selezione, come ho già avuto modo di dire, risulta piuttosto omogenea e ben organizzata. In conclusione dunque un ottimo acquisto per coloro che non conoscono il gruppo. Chi invece è già fan degli Skyclad potrà darmi conferma (o smentirmi) circa la qualità dei brani scelti.

Per il momento invito chiunque apprezzi già il gruppo a scrivere qualcosa su di esso, poiché, a mio avviso, sono stati un po' troppo trascurati, probabilmente anche ingiustamente.

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