Nel frammentato e confuso panorama metal degli anni '90 la proposta degli Skyclad ha sempre rappresentato una garanzia di qualità e coerenza all'insegna di uno stile unico, inimitato e, se mi permettete, inimitabile.
La loro musica, una riuscita miscela di folk e metal, seppur saldamente ancorata alla tradizione heavy, ci mostrava una band originalissima, capace e mai banale, in grado di maturare di album in album ed evolversi senza mai però tradire le proprie radici.
Certo, la commistione di folk e rock non era una novità (impossibile non nominare i Jethro Tull, i Thin Lizzy e, perchè no, il Gary Moore "celtico") ma i nostri, quand'anche non sono stati gli inventori del cosiddetto "folk metal", ne rappresentano sicuramente i porta bandiera.
Il gruppo, ancora guidato dal carismatico Martin Walkyier (ex Sabbat e ora alla corte dei misconosciuti Hell) prolifico come pochi, giunge nel '96 al suo sesto album, "Irrational Anthems", a tutt'oggi forse il loro lavoro più equilibrato e completo.

Ad aprire le danze (in tutti i sensi!) "Inequality Street", uno dei brani-simbolo del gruppo di Newcastle, perfetta summa del loro stile, con una azzeccatissima linea di violino in primo piano ad opera della simpatica Georgina Biddle (qui ancora accreditata come George Biddle, sebbene sia ben visibile in foto...). Sulle stesse coordinate anche le spassosissime (musicalmente parlando; le liriche invece mostrano spesso un sarcasmo amaro e pungente) "Penny Dreadful" e "History Lessens". Decisamente piu heavy invece "The Wrong Song", perfettamente calata nella realtà degli anni '90, e la splendida "I Dubious" aperta da una delicata linea di pianoforte prima di esplodere trasformandosi in una furiosa thrash song (su tempo ternario!) sempre impreziosita dal violino di Georgina Biddle (sue anche le parti di piano e di tastiera). Da segnalare anche l'oscura "The Sinful Ensemble" e la strumentale "Sabre Dance", versione metal della celebre "Danza delle spade".  
Preciso e mai sopra le righe il lavoro del chitarrista Steve Ramsey e del bassista Graeme English, che i più attenti di voi ricorderanno (fra gli altri) entrambi nei Satan, cult-band della N.W.O.B.H.M, mentre vale la pena di sottolineare ancora una volta l'abilità di Martin Walkyier sia nel comporre testi mai scontati e ricchi di giochi di parole divertenti (ma non per questo leggeri nei contenuti) sia nel modulare la propria voce, ora cavernosa e quasi gutturale (ma sempre melodica) ora pulita ed a tratti evocativa. Chiude il disco "Quantity Time", atipica ballad onirica e malinconica sorretta da un arpeggio distorto di Steve Ramsey.

Con questo album gli Skyclad pur allontanandosi in parte dalle pesanti influenze thrash delle origini mantengono inalterata la loro grinta integrando in maniera sempre più efficace le partiture di violino e le atmosfere folk, da sempre caratteristica del gruppo. Un ennesimo ottimo lavoro che purtroppo venne quasi ignorato, specie qui in Italia. E qui non posso esimermi dal fare una critica proprio alla stampa italiana specializzata che (se qualcuno è in grado di smentirmi ne sarò felice) mai ha dedicato una copertina a Martin e ai suoi compagni di (s)ventura.


Another bad break - burst another bubble
Another lost cause - here's another trouble
Another heart ache - one more chance gone
Another lost chord in yet another wrong song.

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