Tornano i duri e crudi dell'heavy metal old style. Undicesimo disco di studio per gli Slayer e ritorno alle sonorità, e alle tematiche, che hanno dato la notorietà al gruppo di Los Angeles. Il disco è un assalto sonoro che inizia sin dalla prima canzone, quella che da il titolo al disco e completa il processo di ritorno alle radici fatto con le tre opere, compresa questa, uscite in questo decennio. Abbandonate del tutto le velleità doom di "Diabulus in Musica" che alla fine degli anni '90 avevano indispettito i fan della prima ora gli Slayer tornano in pieno al thrash violento e preciso del periodo d'oro "Reign in Blood" "South of Heaven". Pezzi veloci, tecnicamente ineccepibili. Esecuzioni che hanno si un tocco moderno ma che riportano l'ascoltatore nell'epoca del thrash a tutti i costi, costi quel che costi.
Undici pezzi di potenza devastante. Difficile citare un titolo solo, il disco è un bel monolite di potenza. "Snuff", "Public Display Of Dismemberment", "Psychopathy Red", che era anche l'unica canzone già conosciuta, rilasciata per l'ascolto in streaming alcuni mesi or sono.
Un capitolo a parte merita il curioso artwork del cd. Sono 4 le possibili copertine, quattro parti della cartina del mondo disegnate con sangue e ossa. Aprendo il libretto e spiegandolo per intero si apprezza il disegno. Altrimenti in vista ne rimane solo una parte ricoperta da un foglio di plastica rossa trasparente che da al tutto un aspetto ancora più cupo. In pieno stile Slayer, nulla da dire.
L'adesivo sulla copertina avverte che i contenuti sono espliciti: violenza, politica e sesso.
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