Con certi dischi non ha senso parlare né di tracce, né di generi né di nulla a livello tecnico. La discografia esiste, dopotutto solo per convenzione e se dovessimo, anche solo per un attimo, immergerci nel totale sentimentalismo, avremmo ancora il coraggio di andare sempre al di là del disco stesso e vivere di quei 45 minuti di musica che quel mago chiamato musicista ci ha regalato, rubandoci del tempo e rapendoci l'anima.

Ecco, con gli Sleep Party People nulla di ciò che è il lato freddo e razionale della musica prende piede. Metti il disco nel lettore e subito ti sciogli. La prima sensazione è quella, immediata, di chiudere gli occhi e lasciar trasparire la tua anima come un cristallo. La tua essenza che pian piano diventa etere e sfida l'aria a colpi di sospiri. I ritmi che si incorrono, talvolta lentissimi, altre volte distruggendosi nel prewar-folk, altre volte ancora che accennano un livido senso di rabbia, diventano i sentimenti di chi ascolta.
E se chiudi gli occhi. Li vedi. I campi innevati della Danimarca, dove la band continua a creare. Vedi le foreste bianche e le strade vuote, provando ancora quell'innocenza infantile che pensavi di aver perso. E di colpo la razionalità che tanto osannavate perde improvvisamente senso. Si scioglie nella neve con grazia, tra il volteggiare calmo e lento di questi squarci sonori. E con la debolezza e la forza di un inverno che crea un buco nero all'incipit dell'estate, torno cautamente al mio scioglimento.

Con affetto. 

Carico i commenti...  con calma