Leggo i commenti sotto l'upload ufficiale del disco su Youtube (perchè si, oggi, le band stesse mettono tutti i loro dischi direttamente in streaming sul tubo, aggratis) e ne leggo un particolarmente peculiare: "Shakespeare Metal".
E per l'appunto, la recensione potrebbe finire qui: Metal Shakespeariano.
Un disco epico, lunghissimo, chiacchieratissimo, aggiungi qualsiasi "issimo" dal senso positivo, ma sopratutto, bellissimo: un Deathcore/Progressive sognante e melodico, quasi un ossimoro quando si parla di codesto sottogenere se si pensa ai vari obrobri ultimi di Suicide Silence, e altri.
Un disco che parte "piano", un cantato dalla pronuncia anglofona particolarmente perfetta, e appunto, Shakespeariana a tratti, quasi un'opera teatrale poetica musicata con raffinatezza e gusto.
Le chitarre assieme alla sezione ritmica si giostrano in voli pindarici fatti di arpeggi sognanti, riff spaccaossa e assoli al fulmicotone, melodici e potenti, un basso finalmente udibile e "gnarly" al punto giusto senza essere troppo preponderante, insomma gli ingredienti ci sono tutti; ciò che stupisce più di tutto infine però è la voce: potentissima, corale e magnificamente ispirata, dal tibro simile ad un Corey Taylor in stato di grazia.
Vi è una trama che si sviluppa all'interno dell'album, essendo un concept articolatissimo (altro "issimo", eccallà!), che non starò a sviscerare, ma che rappresenta diciamo la ciliegia sulla torta di una proposta più unica che rara nel suo genere.
Molti sono gli esempi grandiosi all'interno dell'album: l'opener, per esempio, una traccia che per un periodo ho ascoltato a ripetizione talmente è potente nel suo incedere, e "Castles in the Sky II - Pieces of Ruins", la "ballad" del disco, un pezzo grandioso, stupendamente riuscito.
Unico "difetto", la difficoltà di digerire tutto d'un fiato un'opera talmente mastodontica, da rappresentare una vera e propria mosca bianca all'interno del panorama Metal oggi più che mai stantio.
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