A Scampia, malfamato quartiere napoletano, il Gelataio Nello Pacciuti diffondeva la notizia che Don Lurido non si lavava da tempo e che nel confessionale con lui era impossibile stare: d’altro canto nella canonica si sapeva bene che non era mai stato battezzato per un motivo molto chiaro: era sempre stato uno sporcaccione fin da bambino.

Pesanti le critiche che i suoi coetanei gli muovevano da adolescente: Ciccino Pepe aveva spifferato ai professori che possedeva riviste pornografiche mentre Rosaria Minghetti l’aveva accusato di molestie sessuali. Ma la gente sembrava aver dimenticato il suo passato e continuava a vedere in lui una guida spirituale.

Ma Pacciuti sapeva la verità, una verità che faceva molto male a Don Lurido che, in gran segreto chiuso nella sua cella, covava rancori verso i suoi antichi accusatori tra i quali c’era proprio lui, il gelataio. Tutto iniziò un giorno in cui molti clienti di Pacciuti si lamentarono di dissenteria e presto arrivò la conferma dell’ ufficio d’ igiene: il gelato era guasto e la licenza gli fu revocata. Ma questo non bastò a fermare la sua campagna contro il prelato: fu così che comparvero su tutti i muri oscenità riguardanti la sacra veste di Don Lurido, tante che gli stessi suoi fratelli iniziarono a sospettare della sua integrità. La posizione del parroco si aggravò quando fu trovata Rosaria Minghetti morta per avvelenamento: aveva assunto una dose eccessiva di gelato putrescente al pistacchio, come quello venduto da Pacciuti, bevendo poi insieme dell’ aranciata; un mix letale.

Gli indiziati erano due, nemici da sempre: che fosse uno stratagemma di Don Lurido per liberarsi dell’ infamante testimonianze di Pacciuti? O forse era una ripicca del gelataio ancora adirato per la revoca della licenza? Dalla Svizzera venne chiamato un esperto che indagasse sul conto dei due uomini, l’ ispettore Monitor, ma quello che l’ agente non sapeva è che presto si sarebbe trovato invischiato anche lui in una storia senza vincitori né vinti. “ Va fa mmocca” disse appena sceso dal treno l’ ispettore, accortosi di essere stato derubato del suo cappello di paglia: ma Don Lurido non sembrava prenderlo sul serio e rispose con un “ Perdonalo, padre, perchè non sa quel che dice”.
Ma un altro omicidio bastò per confondere ancora le acque: il Sergente Garcia, fido collaboratore di Monitor, trovò il cadavere di Zia Marisa, la cuoca del convento: la sua pasta non era più buona? Peggio, molto peggio: aveva servito vino rosso col pesce! Per questo fu punita dalla confraternita del Tappo di Sughero, associazione enogastronomica. Ma la polizia preferì lasciare stare quella potente organizzazione, temendo che avesse qualcosa da ridire sui bomboloni di pessima qualità di cui si riempiva la bocca Garcia: ora Pacciuti e Don Lurido erano accusati di doppio omicidio. Il verdetto fu basato su valide prove, la morra cinese; in questa dura ed eroica sfida all’ ultimo sangue, Don Lurido era molto provato, ma alla fine la spuntò. Furono condannati entrambi perché il prete aveva barato usufruendo di una mano di gomma.

Ma un terzo omicidio bastò a scagionarli entrambi e ad accusare il sergente Garcia. Sul corpo senza vita del povero pasticcere venne trovato un mozzicone di sigaro messicano, dello stesso tipo di quelli che fumava l’ appuntato. Monitor era allo stremo, nessuno dei tre voleva confessare e fu a questo punto che decise di ricorrere alle maniere forti: afferrato Don lurido per la toga lo condusse nella stanza delle punizioni, deciso a fargli sputare tutto. Ma la forza spirituale del Don, temprato nell’ animo da un ottimo pranzo a base di pasta imbottita, ebbe la meglio: a Monitor non rimaneva un pugno di mosche. Fu la volta di Pacciuti, anch’ egli un vero osso duro: ma l’ambulante non resistette e disse “E’ stato il maggiordomo!” . Tuttavia l’ ispettore non era un novellino e non si lasciò convincere: dopo ore di duro interrogatorio fu la volta del Sergente Garcia, che uscì con un occhio nero e molto molto più grasso. Monitor era al punto di partenza quando arrivò la preziosa testimonianza di Donato Bilancia: “Sono stato io -disse- mi avete fatto uscire e ora ho rincominciato”.

Questo cambiava le carte in tavola e procacciò a Monitor sempiterna gloria: Bilancia venne ringraziato per aver risolto il caso e premiato con una medaglia, Pacciuti rivelò di avere sempre amato Don Lurido e di averlo calunniato per gelosia e Garcia fu condannato a mettersi a dieta. Ai cadaveri fu data degna sepoltura ma il cappello di paglia era sparito. Per sempre. Per citare The Punisher, "Ad ogni disco la recensione che si merita"...

Ah, non mi chiedete di pentirmi di questa "recensione"... perderete tempo...

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