Napoli come crocevia di mille culture diverse, il sacro che si fonde col profano. Metti insieme 7 capacissimi musicisti dalle più disparate influenze, incontratisi proprio in questa atmosfera unica...e ottieni gli Slivovitz. Qualcosa che difficilmente sarebbe potuto nascere in un altro posto del mondo.

Un distillato puro di prog-rock, jazz, musica etnica, gitana e tradizione musicale napoletana; sono figli di James Senese, della Mahavishnu Orchestra, ma anche di Goran Bregovic, Frank Zappa.. eppure il loro suono non è qualcosa di già sentito, bensì un'elaborazione unica e originale.

Bani ahead esce sul finire dell'estate del 2011, ma in realtà è un disco fuori dal tempo, che potrebbe essere uscito anche nel 1970 o nel 2040; è il secondo con la Moonjune records, due anni dopo "Hubris". 8 tracce da ascoltare tutte d'un fiato per un'ora di musica che non può lasciarvi indifferenti. Ogni nota sembra essere lì al posto giusto, sebbene ispirata dall'improvvisazione, per trascinarti in un vortice scandito a tempi dispari e violini avvolgenti. La chitarra di destreggia bene tra riff distorti e delicati arpeggi, trovando il giusto connubio con il sax o le trombe ("Cleopatra Through" su tutte). Pezzi come "Fat" sono semplicemente delle perle che non ti stancheresti mai di ascoltare, e "Vascello" è in grado di ipnotizzare l'ascoltatore per dieci minuti portandolo da un caldo locale jazz di New York a una tempesta in alto mare.

I Balcani incontrano i vicoli dei Quartieri Spagnoli, fa da sfondo un deserto africano, sotto un cielo che brilla di limpide note di jazz.

Non siamo noi ad ascoltare il disco, ma sono le canzoni che si insinuano dentro di noi, alcune dolcemente, altre con prepotenza; restano ben impresse le frasi melodiche, spesso orecchiabili e apprezzabili già dal primo ascolto, ma mai scontate.

Dei samples si trovano qui.

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