Dallo stretto di Messina andando verso Ovest Peloritani, Nebrodi e Madonie costituiscono l’Appenino siculo.
Il parco delle Madonie custodisce luoghi di particolare interesse dal punto di vista naturalistico e storico. Proprio due borghi che di tale comprensorio fanno parte come Gangi e Petralia Soprana (siamo in provincia di Palermo) hanno ottenuto il titolo di borgo più bello di Italia nelle prime due edizioni del celebre programma televisivo.
Ed è in un altro borgo, Castelbuono, arroccato su un colle che da ormai 26 anni si svolge uno dei più importanti festival indie dell’Estate: l’Ypsigrock.
Evento che da locale nel corso degli anni è diventato sempre più grande riuscendo a coinvolgere grandi nomi senza dimenticare la qualità delle proposte. Una sicurezza nella vastità di rassegne di tal tipo.
Bisogna partire, pazienza se siamo a ridosso di Ferragosto ed andare a Castelbuono significa tappa obbligatoria a Cefalù dove ci sarà la valle di persone.
L’edizione di quest’anno prevede quattro serate con teste di serie Verdena, Slowdive, The Comet is Coming e Young Fathers.
Il nome che più di altri svetta, senza nulla togliere alle altre proposte, è la seconda serata con ospiti gli Slowdive.
Proprio quest’anno ricorre il trentennale del seminale “Souvlaki” disco all’epoca trascurato e poi rivalutato fino a diventare negli anni un cardine del movimento shoegaze. Gli inglesi dopo lo scioglimento di metà anni Novanta si erano ripresentati sulle scene nel 2017 con il disco omonimo che rappresentò un ottimo comeback. Si presentano in Sicilia per l’unica data italiana, con un nuovo disco “Everything is Alive” in uscita il 1 Settembre.
La location scelta è quella evocativa di Piazza Castello proprio accanto alle mura dell’imponente costruzione medievale del 1300.
Ad aprire la serata sono i TRAAMS trio post punk/post hardcore britannico che ritorna sulle scene dopo diversi anni di pausa. Arrivo quando già hanno attaccato a suonare e tempo due minuti la loro magnitudo è così forte da rimanerne piacevolmente colpiti. Avevo ascoltato qualcosa su Spotify e li ricordavo diversi. Tanta presenza scenica e sostanza. I presenti gradiscono e via di pogo. Per questa volta, per evitare la terza doccia della giornata, accenno qualche salto e poi torno composto dentro la mia camicia floreale. Toccherà approfondire.
Segue Liela Moss, ex voce dei Duke Spirit con un synth-pop a tratti etereo che non mi riscalda mai fino in fondo. Chiude l’esibizione facendo salire sul palco e ballare i due suoi figlioletti. Dopo essermi posizionato in seconda fila in posizione centrale, i miei pensieri sono rivolti soltanto in un’unica direzione.
Alle 23.15 gli Slowdive fanno il loro ingresso in una piazza che aveva già segnato il sold-out in prevendita ed attaccano con la cinematografica “Slomo”.
Il già citato “Souvlaki” viene saccheggiato ed omaggiato con ben cinque dei quindici brani in scaletta. Attendevo “Souvlaki space station” al varco e sono stato accontentato. Non mancano le prime composizioni pescate dagli Ep come l’omonima “Slowdive” ed “Avalyn I” che fa sprofondare tutti in un bosco profondo dentro a qualche favola. Immancabile la cover di Syd Barrett “Golden Hair” che termina con una fragorosa e lunga coda strumentale. “Sugar for the pill” anche complice l’andatura pacata segna il momento canto all’unisono.
Del nuovo disco viene suonato il singolo “Kisses” buon numero dream pop che insieme agli altri due inediti (l’ultimo fresco è “The Slab”) lascia ben sperare per l’imminente uscita del nuovo lavoro.
Qualche timido ringraziamento, pochissime parole e tante distorsioni ed effetti. Rachel al centro del palco vestita di nero. Sempre sorridente sia quando ha in dote la chitarra sia con il tamburello in mano. Neil invece, sulla destra, è più sornione con il classico cappello d’ordinanza.
La cosa che mi stupisce è l’eterogeneità del pubblico. Si va dai ventenni allo zoccolo duro costituito da quarantenni. Segno di come Rachel e Neil oltre a mantenere la fan base storica, anche complice la reunion, abbiamo acquistato via via nuove fasce di ascoltatori che probabilmente non erano neanche nate quando muovevano i primi anni nei dintorni di Reading.
C’è da dire di più. Castelbuono sembra diventato un crocevia di persone così diverse e così vicine allo stesso tempo. Dalla signora anziana che dal balcone scruta questi giovanotti che strimpellano gli strumenti, ai ragazzi dell’area food che friggono panelle ed arancine, fino ai conoscitori ed ai turisti occasionali. L’orologio sembra essersi fermato, la cinepresa immaginaria restituisce piacevoli fotogrammi con colori caldi come le proiezioni visive sulla facciata principale del castello.
La simbiosi che si è creata tra palco e pubblico ci dice che non si è trattato di un semplice concerto quanto più di un’esperienza spirituale che non può essere facilmente descritta a parole. Sicuramente la location più intima e l’organizzazione oculata (lo spettatore non viene trattato come un pacco postale come altrove) ha fatto la sua parte nel successo di tale visione quasi liturgica.
Ho visto vari concerti in questo 2023 e le sensazioni e le immagini di questo rimarranno impresse a lungo nella memoria.
Setlist:
Slomo
Slowdive
Avalyn
Catch the Breeze
Star Roving
Souvlaki space Station
Crazy for you
Sleep (Eternal cover)
Sugar for the Pill
Kisses
Alison
When the Sun Hits
Golden Hair (Syd Barrett cover)
Encore:
Dagger
40 Days
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