... molta gente muore cercando di "provarci" nella vita.
L'ultima frase di James Lynn Strait racchiusa nell'ultima traccia del disco-tributo in questione, riecheggia beffardamente un destino maledettamente avverso, che la notte dell'11 Dicembre 1998 lo ha portato via insieme alla "mascotte" del gruppo: il suo cane Dobbs. Lynn ci aveva "provato" nella vita e ci era riuscito. Era riuscito lui e la sua band a proporre un nuovo modo di fare metal.
Musica sbronza e sbraitante, momenti di calma apparente, ripartenze tirate e furiose; sin dal 1995 questi quattro californiani di Santa Barbara formatisi per volere di Mikey Doling (ex Soulfly) hanno dato vita a una sorta di western-metal a briglie sciolte, fondendo una dirompente colata di punk, metal, funk, hardcore e a tratti persino jazz. Ascoltarli era un pò come essere catapultati al centro di un maxi-rodeo, in attesa che si scatenasse il finimondo. Sarebbe dovuto essere il secondo album registrato in studio questo lavoro, e sicuramente non avrebbe avuto il titolo in questione. I pezzi messi insieme da Doling e Fanhestock (bassista del gruppo), aspettavano solo di essere "domati" dall'irrequieto cow-boy californiano, malinconicamente invece è diventata una produzione post-mortem, in cui il meglio della scena nu-metal ha reso omaggio allo sfortunato frontman del gruppo. Tanti gli amici a tributargli l'ultimo omaggio, quasi una selezione "all stars" del genere: dal leader dei Korn Jonathan Davis, a quello dei SOAD Serj Tankian, e poi ancora Max Cavalera, Brandon Boyd degli Incubus, Fred Durst e tanti altri ancora. Ognuno di essi reinterpreta le canzoni secondo il proprio stile e il consueto sound delle bands di appartenenza, il resto lo fanno le parole, cariche di collera e dispiacere (da segnalare l'emotiva "Angel's Son" dei Sevendust). Tipicamente "alla Snot" invece, troviamo solo due brani: l'inedita "Absent" (cantata dallo stesso Strait), e la frenetica "Until next time".
Senza ombra di dubbio credo che questo sarebbe stato l'album della definitiva consacrazione dei quattro, ancora oggi credo che non ci siano band in circolazione, che in qualche modo "ripercorrano" quelle sonorità così strambe e coinvolgenti. Aggiungerei altrettanto convintamente che il nu-metal odierno, salvo alcune sporadiche eccezioni, si trova in uno stato di perenne "esaurimento", nel senso che le idee sembrano proprio essere finite. Accontentiamoci per ora di quello che è stato, rammaricandoci di quello che non potrà esserci più.
Strait up Lynn!
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