Sfuggente ma perfettamente a fuoco, rarefatto ma a suo modo ben definito, seducente ma senza essere mai per un momento ruffiano, sperimentale ma in certi momenti non privo di una certa classicità e naturalezza.
Sono solo apparenti contraddizioni quelle che contraddistinguono "Wait For Me", il nuovo lavoro degli Snowpoet, duo di cui (faccio mea culpa) ignoravo totalmente fino a questa mattina l'esistenza ma che conta già all'attivo tre dischi.
Bastano le iniziali "Roots" e "The Wheel" per comprendere la caratura dell'intero lavoro ed essere inesorabilmente catturati. In entrambi i brani non manca una certa ricerca sonora fin dalle prime note, ma nello stesso tempo è la linea melodica del cantato che ammalia.
Ecco, il cantato. Di certo uno dei punti di forza del disco: non si può non notare una certa ricerca vocale da parte dell'impeccabile Lauren Kinsella, ma non è mai fine a sé stessa o ostentata, bensì sempre a servizio del suo splendido timbro e dei brani.
Sorprende anche la sua versatilità: in "Early Feeling", ad esempio, sembra di sentire la Bjork sperimentale di "Medulla", mentre in "Burn Light", una delle migliori, sfodera forse la sua migliore interpretazione. Impossibile non tesserne le lodi.
"Sky Thinking" e "With You" sono fra le più convenzionali del lotto, ma non per questo meno riuscite: la prima ha un incedere che ricorda certe produzioni di Lana Del Rey, la seconda invece ha un beat elettronico che rappresenta un po' un inucum all'interno del disco. Direi spiazzante.
L'album si conclude con le splendide atmosfere jazzate di "Floating Practice" e di "Wool Cotton Lace & Snow".
"Wait For Me" rappresenta probabilmente un passo in avanti rispetto al seppur ottimo precedente "Though You Knew", quanto meno per la ricercatezza delle soluzioni sonore e vocali e per la magia che riesce a ricreare.
Da ascoltare e riascoltare per coglierne le innumerevoli sfaccettature. Un disco davvero ricco di spunti, spaventosamente solido di cui avevamo, o quanto meno avevo, bisogno.
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