Il capolavoro degli anni ‘80 dei Social Distortion: questo è uno di quei dischi che per far davvero colpo bisogna spararselo in macchina a volume osceno, solo lì le scosse sismiche acquistano spessore “weltchansaung”.
I brani che compongono il disco rappresentano il punk in molte delle sue forme, dall'hardcore melodico al surf, passando per il più prolifico commercialmente pop-punk; prevale infatti generalmente un punk rock veloce e ritmato ma abbastanza melodico e, tutto sommato, "facile". Insomma, si tratta sempre più spesso di musica suonata con le palle grezze di un ornitorinco-glione, che sprizzan rabbia delle originarie motivazioni punk.

Numerosi i nomi noti: innanzitutto i cavalli di battaglia urlati a squarciagola dal cantante Mike Ness: l'album comincia in maniera granitica con The Creeps, fra rintocchi blues-rock di chitarra e shouting in stile grunge, The Creeps si avventa contro la società capitalista secondo una classica strategia agit-prop, il gruppo non manca mai di iniettare dosi letali di sarcasmo contro la civiltà occidentale. Another State Of Mind è forse la più commerciale, quella col tiro più power pop. It Wasn't A Pretty Picture è una delle vette, armonicamente perfetta, tutti i riff sono al posto giusto, la classica song da mettere nelle scuole di rock per far capire ai bambini piccoli che ascoltano Punkreas e altre minchiate cosa è il punk-rock. Questo pezzo è ‘na botta de vita , con quel modo di cantare "arrancando" e trascinandosi dietro a fatica la musica, e quello stile di auto-flagellazione morale che trasuda l'esecuzione, grunge ante-litteram?
Con Thelling Them si fa ancora centro, trattasi di un convulso vocal-driven power-rock (anche se poi è sempre lo stesso strimpellio boogie, con qualche riffaccio vecchia maniera, sullo stesso tempo in 4/4), probabile che dietro l'improvvisa esuberanza del quartetto si celino stili vecchi quanto il rock, forse l'unico colpo a vuoto proviene dalla ripetitiva Hour Of Darkness, ma si riprende a salire subito dopo con la title track, vivacizzata da una frenesia beat. Tutto profuma di garage-rock, di party da spiaggia dei tartari, di entusiasmo da collegiali, ma il tutto sotto l'alone della sconfitta esistenziale, altrimenti non sarebbe vero roaack (come direbbe Bobby fottuto Solo, l'unico uomo che nel 2004 dice roaack anzichè rock). Anti Fashion e All The Answer sono di nuovo egregie perdizioni con la batteria che picchia a perdifiato e la chitarra che stride all'impazzata, rincorse rock and roll imbevute di retorica torrenziale e di squilibri sanguinari, mai fini a se stesse, ma sempre al servizio della causa.

Chiude in modo superbo Moral Threat , qua finalmente drammatica, con glissando galattici alla Jimi Hendrix, con uno dei giri più strausati della storia del rock (secondo solo al giro di Wild Thing ripreso a più non posso da band quali MC5 e NY Dolls), ma è lo stesso pandemonio, sia sulla prima parte, sia sul cambio di tempo che conduce al trasalimento strumentale sempre più iper cinetico con finale da bombardieri B-52 dove viene dinamitato scientificamente l'hardrock.

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