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E che c'entrano queste band, in una recensione che tratta dei Sodom, direte giustamente voi? Ebbene, pochi mesi fa sono stato aggiunto involontariamente su un gruppo facebook di puristi del Thrash, se così vogliamo chiamarli, che sparavano le frasi dette sopra a manetta a chiunque osasse mettere in dubbio le loro convinzioni, e fra questi c'era anche il sottoscritto, che cercava invano di dire che "Youthanasia" non è poi un album così tremendo, che "God Hates Us All" seppur sia stato, personalmente, l'ultimo grande disco degli Slayer, è troppo sottovalutato, e andando avanti. Di un gruppo però non ho mai sentito parlare male, i Sodom. Certo, nessuno è esente da colpe e passi falsi, ma la carriera che Tom Angelripper ha saputo mandare avanti per ormai quasi 40 anni è ineceppibile, con una sua personale, quanto semplice idea, di mantenere uno stile Thrash che di poco sembra cambiato negli anni, ma che così non è.
Dopo aver pubblicato capolavori del genere come "Persecution Mania", "Agent Orange", e il sottovalutato "Tapping The Vein", i Sodom entrarono in una fase decisamente più orientata verso il punk che non diede i risultati sperati, soprattutto in fase di vendite. Troppe band, in quegli anni, cercavano invano di spaziare fra generi diversi per tentare una sorta di riconquista della popolarità degli anni passati, basti citare i Kreator, gli Exodus di "Force Of Habit",o il crollo sistematico che ebbero i Sepultura sul finire dei novanta. Trovatisi in una situazione similare, i Sodom tornarono a una sorta di richiamo ai lavori più violenti, uscendosene fuori nel 99' con "Code Red". Titolo quanto semplice, quanto profetico!
Esatto, perchè se siete abituati ad associare i Sodom con quel misto fra Thrash e melodia accentuata, formula che sembra tanto piacere a molti gruppi negli ultimi anni, girate al largo. "Code Red" è probabilmente il disco più diretto, genuino, e violento della band tedesca. Niente composizioni tirate per le lunghe, niente introduzioni dalla durata eterna, rallentamenti o quant'altro, solo quaranta minuti di puro Thrash Metal. D'altronde è grazie a lavori come questo, che Angelripper riuscirà a replicare ottimamente la stessa formula due anni dopo, con l'ottimo "M-16".
Tornando a "Code Red" invece, il disco colpisce subito non tanto per l'attitudine delle canzoni, ma per la produzione grezza, sporca, che dona ai pezzi quella personalità che ha sempre contraddistinto i Sodom, quasi persa con i lavori precedenti al disco qui recensito. Basta l'impatto della Titletrack a smorzare ogni dubbio, con un Tom Angelripper che sgraziatamente urla "CODE RED!" con un enfasi da far venire i brividi. Non da meno la prova terremotante dietro le pelli da parte di Konrad Schottkowski su pezzi come "What Hell Can Create" o la sparatissima "Addicted To Abstinence". Un disco compatto, quindi. Il rischio però, in casi come questi, è che molte canzoni si assomiglino l'una con l'altra, cosa che però qui non succede, perlomeno se si risente l'album con attenzione. Si spazia per esempio dal riffing serrato di "Spiritual Demise" al mid tempo "Cowardice", dove Angelripper si mette in evidenza con il suo basso, e una prestazione vocale assolutamente tremenda, in senso positivo.
"Code Red" ai tempi fu una vera e propria manna dal cielo per i Sodom, che rischiavano di finire nel dimenticatoio. Questo fu anche il secondo lavoro dove figurò Bernemann, fino a poco tempo fa chitrrista del gruppo tedesco, che contribuì a dare una svecchiata al sound, e che riportò i Sodom in auge. E a chi come il sottoscritto, gli ultimi lavori non solo di Angelripper, ma di molte altre band in generale, che virano più sul melodico non riescono proprio ad andare giù, ci sono sempre moltissimi altri dischi in cui rifugiarsi.... e "Code Red" è uno di questi.
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