Nono album in studio per la simpatica compagnia di cani sciolti capitanata dal buon "Onkel" Tom Angelripper, altresì nota come Sodom. Registrato con la consulenza del buon Harris Johns, e con una cover art che fa veramente schifo, potrebbe trarre in inganno al primo ascolto: il trio teutonico, infatti, ha cambiato sufficientemente direzione sonora rispetto al deludente "Masquerade in Blood", datato 1995. Inoltre, è variata la formazione: al criminoso Strahli è subentrato Bernemann, mentre dietro le pelli siede il cartoonesco Bobby Schottkowsky.
Partiamo col dire che questo disco non è un capolavoro, ma avrebbe davvero potuto esserlo; contiene infatti delle canzoni eccezionali, che andiamo ad analizzare: "Frozen Screams": opener del CD, si presenta come un brano abbastanza sparato, dall'andamento thrash assolutamente non estremo ma godibile. E' un pezzo insolito per i Sodom, forse il primo di questo tipo. "Fuck The Police": seconda traccia, si appoggia su un solido riffone del simpatico Bernemann. Lo scapocciamento parte automaticamente, e il guitar solo dopo il breakdown è eccezionale, da cardiopalma. Da questo pezzo è stato tratto anche un videoclip, dai contenuti piuttosto brutali ma artisticamente di grande spessore.
"Gisela": canzone caciarona, cantata in tedesco e dedicata a questa donna che davvero non so chi sia, presenta un chorus memorabile e un andamento trascinante, ottima la batteria. "Hazy Shade if Winter": cover di Paul Simon, ovviamente appesantita a dovere, presenta un incedere inarrestabile fino al break, vagamente melanconico. Con questa canzone il buon Tom dimostra di essere capace di toccare i cuori delle persone, sfiorando con la sua manina la corda sensibile degli ascoltatori.
"Schwerter Zu Pflugscharen": pezzo memorabile, prende il titolo da uno slogan di propaganda comunista. L'arpeggio iniziale è da brividi, e il cantato in tedesco dà una strana verve al tutto. Il testo parla dell'Olocausto, tanto che ad un certo punto si sente un discorso di Hitler riprodotto al contrario. CAPOLAVORO. "Hey, Hey, Hey Rock n' Roll Star": questa traccia vale da sola il prezzo del disco. Si apre con un'intro di batteria, su cui poi si innestano il basso e la chitarra. Il testo parla della voglia di sfondare nel mondo del rock, di quella voglia irrefrenabile di avere birra a fiumi e donnine semisvestite sempre disponibili a tutte le ore, e l'accompagnamento riflette tutto questo, dando un'energia incredibile e culminando in un grande solo di Bernemann dopo la seconda strofa. Il solo che segue il break è invece di Harris Johns,che ha voluto lasciare la sua impronta su questa pietra miliare.
Ma ora passiamo alle dolenti note: questo disco è troppo dispersivo! E' difficile, infatti, dare il massimo per 15 pezzi, e diversi di essi (Hanging Judge, Politoximaniac e altri ancora o sono riempitivi o sono pezzi che sanno di non completo, di posticcio). Insomma, cosa dire? Se questo fosse stato composto da 8 o 9 brani, sarebbe stato perfetto, pure perché la produzione è chiara, ottima per il genere. Il caro Tom ha però voluto strafare, infilando della roba che non avrebbe dovuto esserci. Per fortuna si riprenderà nel 1999 con il violento Code Red.
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