Chiaro come l'incontro tra una cantante di Bossa Nova ed un produttore di Elettronica, abbia portato alla genesi di questi suoni.
Tuttavia, nel caso dei Sofi Tukker, non si può tralasciare l'importanza dell'immagine. Visual e appeal che sono un'overdose di colori.
Di fatti ritengo opportuno introdurre il duo con il loro EP Dancing On The People. Si, perché trattasi di un progetto che vive di -e da il meglio- nei singoli.
La loro caratteristica che li contraddistingue dagli altri collettivi venuti fuori negli ultimi anni, è il fatto che pur trattandosi di una miscela che sfocia nella House, l'ossessività sta nei testi piuttosto che nella melodia.
Sophie Hawley-Weld proviene da studi appassionati della lingua portoghese e del poema brasiliano.
La formula che i due creano, negli episodi migliori, è questa:
Sophie propone i versi suddetti con un fare da sensuale filastrocca; tira anche fuori un riff di chitarra che non guasta ma mette pepe alle intuizioni ritmiche di Tucker. Poi il controcanto abbassato per dare una tinta dark.
I Sofi Tukker rallentano il tiro, ci mancherebbe, ma le tracce cazzute quali Swing e Purple Hat sono di un altro spessore rispetto alle più tradizionali Ringless e Playa Grande. Per tradizionale si intende l'accostamento della EDM alle percussioni riprese dalla tradizione musicale tipica del Sud America.
Il video di Swing, a proposito di overdose di colori, è un'idea azzeccata del regista Charles Todd. I due si scontrano -con tanto di costumi in stile videogioco picchiaduro- in un'arena tra le montagne del Messico. Si attaccano a vicenda recitando i versi scritti dal poeta brasiliano Chacal, come se questi facessero parte di una sorta di macumba.
Un invito a muovere le spalle in maniera sincopata e spontanea.
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