The Virgin Suicides - in Italia: Il giardino delle vergini suicide - è il primo film di Sofia Coppola, figlia d'arte di Francis Ford.
Il film riprende la trama dal libro di Jeffrey Eugenides dall'omonimo titolo e vede tra gli interpreti principali Kirsten Dunst (attrice molto amata dalla regista, tanto che verrà richiamata come protagonista per Marie Antoinette).
The Virgin Suicides è un racconto sulla dicotomia sacro e profano, sull' adolescenza cristallizzata e mitizzata dal ricordo anche nei suoi aspetti più tragici, in questo caso la morte.
La storia è quella di cinque ragazze qualunque della suburbia americana puritana e benpensante degli anni ?70, le sorelle Lisbon, ed è vista con gli occhi di un paio di ragazzi loro vicini di casa.
Il racconto è retrospettivo, il narratore collettivo è grande ormai, ma ancora ha in mente le bionde chiome delle Lisbon, i loro volti giovani e perfetti seppur velati dalla noia di una vita trascorsa tra casa e scuola con padre e madre bigotti al seguito.
L'insofferenza tipica del teenager medio è evidentemente amplificata dalla situazione familiare delle sorelle e viene messa in mostra dalle ragazze in linea con il loro carattere: c'è chi tenta il suicidio già nelle prime scene, chi è apatica, chi fa la ribelle e cerca tutte le emozioni che la vita può offrirle.
La Coppola non scende nella fiaba macabra per descrivere il corso degli eventi, ma sceglie una chiave onirica; la vita delle ragazze viene portata avanti fino all'epilogo in un'atmosfera tra sogno e realtà, ovattata come l'esistenza che conducono dal momento in cui i genitori le rinchiudono letteralmente in casa.
Non si approfondiscono troppo le personalità delle cinque sorelle e il motivo del loro gesto, perché in fondo i narratori hanno solo pochi elementi reali di cui parlare, mentre è soprattutto l'idea che hanno delle Lisbon a farla da padrone.
I ragazzi ce le mostrano ora come ninfe dei boschi, ora come sirene ammalianti con cui hanno solo sporadici contatti sia prima che dopo la loro reclusione: un brano dei Beatles sentito per telefono, una pagina letta da un diario trovato, un frame di vita visto attraverso il binocolo.
La trama, arricchita dall'ambiente sognante dato dalle luci, dalla fotografia, dalla musica degli Air, rende il film un buon comunicatore di quello che c'è nella mente di un adolescente: tutto proiettato verso l'amore, la passione, il futuro che non conosce, ma che comunque sogna, immagina e in parte inizia a vivere realmente.
In questo caso le Lisbon decidono di pietrificare la loro esistenza allo start del loro percorso perché legate da vincoli invisibili che non permettono loro di proseguire, ma in fondo chi va avanti non agisce in maniera poi così diversa, non nega quest'impressione di vita adolescenziale, anzi la idealizza, la rimpiange e la fa permanere intatta nel ricordo.
Per concludere c'è da dire che come prima prova quella della Coppola non è stata niente male e azzardo col dire che la visione del film riesce a comunicare anche più del libro: è proprio la femminilità che a me è parsa più convincentemente espressa dalla regista, ma d'altra parte questo è il tema a lei più caro.
A questo proposito chiudo consigliando la visione oltre che di questo film anche dei due successivi (Lost in Translation e Marie Antoinette); infatti insieme a the Virgin Suicides creano un interessante trilogia sulla donna: ragazza, moglie o regina che sia.
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