Alzi la mano chi si riconosce, almeno parzialmente, nei testi di “Frustration”: la noia per una vita troppo normale (I am so ordinary), il rapporto amore/odio (più odio che amore…) verso l’azienda per la quale si lavora, la tendenza di noi maschietti a sbirciare di nascosto le ragazzine, i sentimenti autodistruttivi (I wanna die, urlato alla fine)…
Basterebbe questo brano di apertura, supportato da un ritmo sincopato e martellante, a fare di Non-Stop Erotic Cabaret una delle pietre miliari della musica elettronica/dance degli anni ’80, un album che praticamente non ha punti deboli, vale a dire tracce riempitive, inserite giusto per raggiungere il minutaggio richiesto.
La voce inconfondibile di Marc Almond e l’elettronica di David Ball formano un mix esplosivo, per un esordio che resterà uno dei più folgoranti nel panorama del brit-pop.
A parte l’aspetto musicale, l’album è a mio avviso molto interessante sotto l’aspetto dei testi, che non sono mai banali, anzi analizzano sapientemente i sentimenti delle persone, come in “Youth”, meditazione sul tempo che inesorabilmente passa per tutti, o nella struggente “Say Hello, Wave Goodbye”, che chiude melanconicamente il disco.
In realtà, il disco è forse più famoso per le atmosfere decisamente ambigue e sessualmente devianti di “Sex Dwarf” o per la cover di “Tainted Love”, un successo della singer di colore Gloria Gaynor, ma, personalmente, preferisco le introspezioni sopra citate, a cui aggiungo quelle di “Bedsitter”, che descrive, in fondo, la vacuità di cercare il divertimento a tutti i costi: il mattino dopo, al risveglio, cosa resta?
Insomma, per me un piccolo capolavoro, che consiglio a tutti di ascoltare (o riascoltare) e la cui attualità, sia dal punto di vista strettamente sonoro, che dei testi, mi sembra sia fuori discussione, a 33 anni dalla prima edizione.
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