Ha quasi il terrore di alzare la voce e di andare oltre la chitarra acustica, la giovanissima Stéphanie Sokolinski, artista polacca emigrata in Francia, che, dopo un po' di gavetta alle spalle e un paio di EP, ha portato alle stampe "I Thought I Was An Alien", un album che sembra nascere da una cantina impolverata, da ricordi infantili e tantissima nostalgia.

E' un album che nasce dal cuore, dalla sofferenza e dalla gioia, da una sensibilità recondita che gioca a nascondino con il talento e la capacità di comporre dei piccoli bozzetti di canzoni: fragili, quasi improvvisati, semplicissimi, eppure in grado di puntare dritto al cuore. Quello che caratterizza questa ragazzina, ormai non più figlia del sottosuolo dell'underground più oscuro, visto il successo quasi telefonato che sta avendo in Francia e Inghilterra, è l'indole naturalissima di misurarsi con bizzarria nel complesso emblema tra gioia naif e sofferenza, tra divertissement ed emozione pura. Ecco che, dietro alla deliziosa title-track, weird quanto basta e romantica giusto per sciogliere il cuore, si nasconde una sepolcrale nenia dal titolo "I've Been Alone Too Long", eccellente vertice autoriale che pianta le sue radici nel sangue scuro, scurissimo, ma non ancora raggrumato.

"I Thought I Was An Alien" è un album molto semplice, ma in grado di lasciare sensazioni differenti e seminali, di spiazzarti e poi farti solo sorridere, perchè è musica già sentita milioni di volte, ma raramente così appassionata e malinconica, così timida e persino dissonante, così colma di pensieri, parole e stupori.

C'è lo psicodramma straziante di "We Might Be Dead By Tomorrow", splendida, che passeggia con la morte dell'estate di una "People Look Better In The Sun", c'è la tamburellante tristezza di "Why Don't You Eat Me? Now You Can" e c'è una ballata acustica che si trascina su suggestioni quasi jazzate ("Happy Hippie Birthday"). 

Soko non sta inventando nulla e lo sa benissimo, sa che la sua è solo musica gradevole. Eppure riesce a farti vivere, psicologicamente ed emotivamente, grosse sensazioni, nascoste dietro la parete di timidezza di queste canzoni che sarebbero davvero struggenti se non arrossissero così spesso.

Ma il bello è proprio questo.

Delizioso.  

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