"The Killing Tide", uscito nel 1991, contiene brani inediti e rivisitazioni di brani già presenti in "Trees in Winter". Un EP di lungo metraggio, quindi, più che un vero e proprio nuovo album.

Fatta questa dovuta precisazione, "The Killing Tide" è davvero un buon lavoro: forte di una produzione finalmente professionale e spurgato delle ingenuità e delle imperfezioni che ancora infestavano il rozzo predecessore ("Trees in Winter", appunto), il nuovo parto discografico del Sole Invitto va a meglio focalizzazione la visione artistica di Tony Wakeford, adesso più che mai solo a condurre la propria crociata. Con la dipartita di Ian Read si afflievoliscono le influenze più marcatamente medievali: adesso la musica dei Sol Invictus è nitidamente sintonizzata sulle frequenze di un folk apocalittico senza compromessi, che è un'altra cosa: chitarra, voce e sintetizzatori atmosferici si impongono su tutto, mentre le rifiniture sono lasciate alla classe di Sarah Bradshaw (violoncello), David Mellor (tromba) e Karl Blake, che avrà modo, anche lui come Wakeford, di raffinare il suo stile (le sue plettrate di basso distorto diverranno a tutti gli effetti un tratto distintivo del folk dei Sol Invictus).

Anche a livello concettuale la poetica dei Sol Invictus viene a delinearsi in maniera più nitida: Tony Wakeford, osservatore critico della Storia, in "The Killing Time" si trae fuori dal sangue e dal dolore che percorrono da sempre l'evoluzione-involuzione dell'Umanità e si accascia, esausto, titanico, disilluso sul suo trono di fango ed ossa per assistere all'imperitura lotta per l'esistenza che si consuma fatalmente sotti i suoi occhi. Una figura, la sua, che ci ricorda non poco quella del mitico Kurtz di "Cuore di Tenebra", demonio bestia e dio al contempo, in un mondo di follia e violenza.

"You have squandered all in your greed and inexhaustible vandalism ...My path is towards the beasts...". Con questo grido di battaglia scippato al pensiero di Austin Osman Spare, Wakeford ci consegna la sua visione spietata della Natura e della Storia: "Nature is based on killing, on a hierarchy of Killers, and so we are. Our institutions; our Churches; our Monarchies; our Dictatorships, and our Democracies, are built on Murder, are built on Killing...HISTORY'S SEA HAS A KILLING TIDE".

I primi quattro brani sono fra le migliori cose scaturite dalla tragica penna di Wakeford: "Like a Sword", incalzante e battagliera come solo sapevano essere i primi Sol Invictus; "In a Silent Place", soffocato, sofferto, lacerante canto di tristezza universale; "Let Us Prey", solenne strumentale in cui una lacrimevole tromba ed un violoncello smarrito deambulano nella desolazione di una spietata epoca pre-adamitica; la title-track, infine, un classico che non ha certo bisogno di presentazioni.
Trascurabile, invece, per chi già fosse in possesso di "Trees in Winter", la porzione di materiale rimanente: aperto e chiuso da due brevi inserti pianistici che si richiamano vicendevolmente ("Figures on a Beach" e "A Figure on a Beach"), il revival inizia con "The Man Next Door is very Strange" che non è altro che una riproposizione di "Sawney Bean" sotto mentite spoglie, questa volta però cantata dallo stesso Wakeford che evidentemente si è voluto riappropriare di un grande classico dei Sol Invictus (che originariamente trovava incarnazione nella voce di Read). Pessimo, invece, il remix che porta il nome di "Our Lady of the Missing Presumed Dead" e che deturpa la grandiosa "An English Murder", stravolta da sinth allucinogeni ed effetti di post-produzione. Segue "The Wild Hunt - Something Grim this Way Comes", un reprise strumentale della già riproposta "Sawney Bean".

Apprezzabile il tentativo di rileggere vecchi brani ed amalgamarli nel tessuto concettuale del nuovo lavoro, un po' meno l'esito, che suona invece come un discutibile (basti pensare all'idiozia degli stessi titoli) quanto inutile stravolgimento di episodi che già su "Trees in Winter" facevano la loro porca figura. Nonostante questo disappunto, "The Killing Tide" è un episodio decisamente consigliabile, acquisto indispensabile per i fan della band e lavoro di ottima fattura per chiunque voglia saggiare l'arte di Wakeford al culmine della sua ispirazione.

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