L'Apocalisse secondo i tedeschi Solar Project.
Questo concept, "Force Majeure" (Musea, 2004) è il loro sesto lavoro in dieci anni di carriera, e devo dire che la maturità stilistica e compositiva si fa decisamente sentire. Chitarre leggermente sporcate da una distorsione leggera, tastiere e sassofono accompagnano l'affascinante voce di Bettina Wirtz e raccontano di atmosfere dapprima rarefatte e limpide, poi più cupe e nostalgiche, fino ad arrivare a visioni catastrofiche.
I Solar Project nel corso degli anni hanno abituato i loro ascoltatori ad uno space rock melodico e raffinato con dei chiari riferimenti al sound dei Pink Floyd (in effetti in ogni loro lavoro si avverte la presenza della musa ispiratrice floydiana), quindi stupisce che la prima traccia "Days Of Wrath" sia un pezzo pop-elettronico ben distante da quelle che sono le aspettative di un ignaro ascoltatore, ma comunque gradevole. Si tratta di un'introduzione e il vero spettacolo inizia con il secondo brano, una suite di circa mezz'ora suddivisa in sei piccoli capitoli, "Thunderstorm", in cui si respira tutta la verve compositiva dei sei musicisti tedeschi: lunghe parti strumentali morbide e melodiche, con tastiere che ricordano molto un certo stile anni settanta. Qui il cantato è molto poetico, la voce suadente della Wirtz descrive molto bene il tema trattato nella prima parte: la quiete prima della tempesta. Tempesta che presto si abbatterà sulla terra, costringendo i musicisti a repentini cambi di ritmo, ma tornando spesso sulla melodia che tesse il filo conduttore di tutta la suite.
La terza traccia, "Force Majeure", anch'essa una suite divisa in quattro parti, racconta di guerre vere e di una improbabile (oggi) catastrofe ecologica. In essa sono raccolte le parole di alcuni capi di stato che danno l'annuncio dei fatti che hanno devastato il mondo nel ventesimo secolo (tutti provocati dall'uomo) come lo scoppio delle guerre mondiali, il lancio dell'atomica su Hiroshima, fino ad arrivare all'attacco alle torri gemelle. L'elenco delle tragedie prosegue nell'ultima traccia, "War", in cui in un contesto musicale dolce e rilassante, per contrapposizione si canta della malvagità che nel corso degli anni troppo spesso ha preso il sopravvento sulla natura umana, costellando la storia di terribili atrocità.
L'ultima parte del disco è di una dolcezza struggente, nonostante il messaggio contenuto sia inequivocabilmente privo di speranza. Speranza che purtroppo è assente in tutte le tracce di questo disco: l'umanità ha costruito cose splendide impiegando moltissimi anni ma sta distruggendo tutto in pochi minuti. E la Natura prima o poi si difenderà come può...
Il mio parere è che nonostante il tema trattato non sia dei più allegri e la loro visione sia una delle più pessimistiche che si possano immaginare, questo sia un lavoro molto gradevole. L'aspetto musicale mi ha lasciato piacevolmente sorpreso, soprattutto per certi richiami alle sonorità settantiane tanto care al gruppo tedesco e per l'approccio dolce e melodico con cui hanno affrontato questo tema così cupo.
Un consiglio: ascoltatelo senza addentrarvi troppo nei testi...
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