Da ormai tre lustri i Solefald se ne fregano altamente della convenzione dando alle stampe sempre materiale terribilmente spiazzante e singolare. Ammirare il duo norvegese nel corso degli anni è diventato una specie di marchio di identificazione tra iniziati, un sistema per distaccarsi dalla massa di rozzi headbanger e dare prova, al contrario, di essere degli autentici metal-intellettuali. Dopo il pregevole concept in due atti (''Black For Death'' e ''Red For Fire'') che illustrava il folklore islandese e le sue atipiche abitudini, ecco arrivare, quasi alla fine del 2010, il settimo vagito dei nostri, atteso con trepidazione dai fan come la venuta di Babbo Natale il 25 mattina per i marmocchi.

Norron Livskunst (ovvero arte di vita Norrena) ci fa di nuovo ripiombare nelle acque malsane e selvagge di baluardi come ''Neonism'' e ''In Harmonia Universali'' relegando alla sola ''Waves Over Valhalla'' il compito di chiudere una pseudo-trilogia con i più diretti predecessori sopracitati. Vengono qui calamitati elementi di tutte le precedenti release, filtrati attraverso composizioni che attingono dai più svariati e antistanti generi (siano essi il Jazz, l'Hard Rock, il Folk oppure il Black primordiale) e amalgamati grazie all'uso frequente di organi, corna e folli arrangiamenti vocali che risultano -quest'ultimi- di gran lunga i migliori della loro carriera. Brani come la titletrack, l'iniziale ''Song Til Stormen'' e la destabilizzante ''Hugferdi'' esprimono una complessità di tracciati vocali incredibile ottenuta sovrapponendo i growls di Cornelius ai registri puliti di Lazare; melodie eteree e sfuriate sonore da ascoltare più e più volte, persi tra i fiordi in viaggi mentali indimenticabili ed emozionanti. Più si va avanti nelle tracce e maggiori sono i colpi di scena: è il caso dell'assurda ed impronunciabile ''Tittentattenteksti'' -con la presenza essenziale di Agnete Kjolsrud alla voce-, una danza onomatopeica maliziosa con metriche al limite dell' Hip/Hop, oppure i synth e i loop elettronici di ''Vitets Vidd I Verdi'', le psicotica e folkeggiante ''Stridsljod/Rockabilly'' basata sui testi di un romanzo nero composto dallo stesso Cornelius o la brutale potenza Thrash/Black di ''Raudedauden''; è però con ''Eukalyptustreet'' che si giunge al vertice del platter: un'incessante scalata di più di nove minuti che si trasforma, nel suo incedere, da poesia vocale accompagnata da assoli di sax (ormai immancabile l'apporto di Kjetil Selvik) a cavalcata epica e solenne, con punte di bellezza indescrivibili.

Riassumendo: blastbeat implacabili, sassofoni urbani, growls disperati, orchestrazioni, testi comici e leggendari, voci femminili, paesaggi folk che parlano di antiche terre, elettronica. Serve altro? Ah dimenticavo... l'eleganza impareggiabile che dimostra -oltre ogni ragionevole dubbio possibile- di non essere difronte ad una semplice band che suona avant-garde metal, ma alla migliore ancora in attività. I Solefald sono sempre stati costanti nella loro incostanza, l'unica cosa che possiamo prevedere da loro è l'imprevisto e Norron Livskunst è qui pronto a ricordarcelo ancora una volta.

Straconsigliato a tutti coloro che si svegliano la mattina sentendo il bisogno di ascoltare qualcosa di diverso.

SEMPRE DIVERSO, SEMPRE LO STESSO.

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