È estate! A ricordarcelo coi fiocchi e gli obrellini sui cocktail è l’ultima canzone dell’artista SOLO, “Something (You Don’t Need)”, che esattamente esordisce come una palla da bowling intenta a scorrere veloce sulla pista e indirizzata a fare strike, spodestando e buttando all’aria tecnicamente ogni resistenza e pesantezza del nostro mind&body, puntando a conquistare tramite il suo groove elettro-acustico ed elettronico il sistema neurale degli ascoltatori, trasformandoli in liberi aquiloni che volteggiano nel cielo mentre assecondano gli alti ghirigori sopra la spaziosa spiaggia, magari prima del tramonto.

SOLO è il nome d’arte adottato dal musicista Giuseppe Galato, ragazzo poliedrico e infaticabile, ricco di inventiva e passione per la musica: The Bordello Rock 'n' Roll Band è altro personale progetto, di stampo rock.

Il prodigo ha realizzato vari lavori, l'elektronische musik di Stati emozionali e la psichedelia di “Don't Shoot The Piano Player (It's All in Your Head)”, già recensiti ampiamente dalla critica musicale, anche overground, e si prepara a varcare, anzi, è proprio in netto avanzamento verso il Paradiso delle giovani personalità musicali nostrane.

Giusto un singolo “Something (You Don’t Need)”, eppure dice più di quello che dovrebbe, lasciando presagire le sonorità dell’album che verrà, il futuro “The Importance of Words (Songs of Love, Anti-Capitalism and Mental Illness)”.

Cosicché lo si presuppone caratterizzato dal fantasioso tocco creativo e melodico qui rilasciato, sviluppato per mettere le ali, molto meglio del famoso energy drink, affidandosi all’irresistibile doppia scia vocale, esilmente malinconica - ottimo l’avvicendamento con la singer Nobody - e al trascinante multicolorato ritmo dance.

Ne esce fuori una soft drug song, poiché si tende a permanere volentieri in quell’entrepop realizzato (un francesismo da me inventato) che spira lieve nel cervello, come il caldo Ghibli, capace di sollevare la minigonna della nostra rigida intelaiatura, la sovrastruttura sociale, azzerandone la gravità in motion.

«Quando Lup Ino mi ha chiesto di scrivere qualcosa per lui inizialmente mi sono inventato una certa cosa. L'arrangiamento di Cosmo, invece, mirava a un suono più moderno. La versione finale, arrangiata e suonata interamente da me, vira maggiormente verso territori da sogno pop, synth pop e dance, dove si mescolano elettroacustica ed elettronica».


La canzone, dinamica e umorale, nata sotto una buona stella creativa, affronta tematiche sociali e di costume legate all’immagine che ognuno si cuce addosso per essere accettato dagli altri. Un punto di vista contraddittorio, forse opinabile, giacché a SOLO sta benissimo il look mutuato da Brandon Lee nei panni di The Crow, sebbene il maquillage sia stato usato limitatamente alla promozione del singolo “Don’t Shoot the Piano Player”; invece per “Something” si cala nei panni di un’ulteriore maschera, ispirata al Cesare de Il gabinetto del dottor Caligari. Variegati e interessanti simbolismi legati anche alla grafica.

Probabilmente, però, soltanto le grandi personalità non hanno bisogno di adeguarsi a stili e look en vogue, piuttosto li lanciano, benché le mode contraddistinguano certamente l’adesione a un movimento corrente e tuttavia ne testimoniano anche il transito.

Intanto, sì, c’è davvero bisogno di un brano di ottima fattura e magnetico qual è “Something (You Don’t Need)”, infarcito di chitarre acustiche e chitarre elettriche, nonché di effetti digitali, due bassi e una cassa continua, i quali arricchiscono la base dialogica SOLO-Nobody e ne avvalorano l’equilibrata musicalità, permettendo l’armonioso decollo.

Il video, diretto da Alberto Cammarano ed interpretato da Giulia Sarubbi, riprende e sottolinea il concept, in più allarga decisamente le suggestioni artistiche di SOLO.

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