La vita di Eddie James "Son" House è stata tutt'altro che tranquilla e lineare. Nato nel Mississippi, lavorò nei campi e fece altri umili lavori, poi verso i vent'anni diventò predicatore battista, ma poco dopo divenne un forte bevitore e donnaiolo, pertanto lasciò la chiesa.
Aggiungo un dettaglio non secondario: per motivi religiosi non aveva mai tollerato il blues, che riteneva musica profana. Ma a 25 anni, mentre ascoltava un suo amico di bevute, il bluesman James McCoy, che suonava la chitarra con un collo di bottiglia, come fulminato sulla via di Damasco si converte alla "musica del diavolo"(!) e nel giro di brevissimo tempo ne diverrà uno dei maggiori esponenti.
Dopo l'acquisto di una chitarra, cominciò ad esibirsi in giro per la cittadina in cui viveva e una sera, mentre suonava in un locale un tizio ubriaco gli sparò in una gamba, House rispose al fuoco, tirò fuori la sua pistola e lo uccise. Venne incarcerato per due anni, poi appena uscito di prigione optò per abbandonare la città e prese un treno per Lula.
Senza un soldo, House per raccimolare qualche spicciolo, decise di suonare lì, davanti alla stazione e attirò molta gente, tra cui anche quella che diventerà sua moglie (la 2°, si era già sposato in precedenza). Ma caso ancora più straordianario, passava di lì il bluesman professionista Charley Patton insieme ad un altro suo musicista Willie Brown, i due si mantennero a distanza e finita l'esibizione Patton si avvicinò ed invitò "Son" a suonare in concerti con il suo gruppo.
Da quel giorno, come si buon ben immaginare, ci sarà la svolta per House che avrà, sempre grazie a Patton, la possibilità di incidere i suoi primi singoli, anche se poi non avranno successo commerciale.
In questo doppio cd "Clarksdale Moan 1930-1942" sono raccolti (nel 2° disco) tutti i 9 pezzi che ha inciso per la Paramount nel maggio del 1930. La seduta si apre con la bellissima "My Black Mama Part 1 & 2", il pezzo fu quello che convertì House al blues e che imparò dal compagno di sbronze James McCoy. Subito si capisce lo stile semplice ma incisivo e passionale della chitarra di "Son", basato su l'uso del bottleneck e un'alternanza tra le note più basse e quelle più acute, ad esaltare questo suo stile è l'uso della voce, vorticosa, potente e burrascosa, probabilmente derivata dal suo passato da predicatore. Queste sue caratteristiche risaltano in maniera evidente nell'influente "Preachin' The Blues, Part 1 & 2" che si può considerare una vera e propria pietra miliare del blues (sì, l'ha reinterpretata anche un "certo" Robert Johnson per omaggiare il suo padre musicale). Altre preziose tracce sono la pungolante "Mississippi Country Farm Blues" e la maliconica "Clarksdale Moan" (tra l'altro quest'ultima si ascolta in questa raccolta del 2013 per la prima volta).
Il primo cd si apre con le 7 incisioni del 1941 registrate dal musicologo itinerante Alan Lomax nel retro di un negozio di liquori, il "Klack’s Store" di Lake Cormorant (Mississippi), qui House è in compagnia di altri musicisti (a volte suonano tutti insieme a volte si alternano) e sono: il già citato Willie Brown alla chitarra e voce, all'armonica c'è Leroy Williams e al mandolino e voce Fiddlin' Joe Martin.
La sofferente "Delta Blues" in duo con l'eccellente armonica di Williams che fa da sfondo a tutto il pezzo e nel finale si ritaglia un bel duetto con la chitarra di "Son" è magnetica, e a mio parere questo pezzo potrebbe essere uno dei manifesti più rappresentativi del Mississippi blues. Altra perla è la lunga "Walking Blues" In trio, con Martin al mandolino, pezzo dalla prodigiosa intesità emotiva.
Una bella versione di "Walking Blues" si ritrova anche nelle registrazioni del '42, incise sempre da Lomax, ma qui "Son" House registra in solo. Essenziale quanto espressiva è "County Farm Blues" (diversa versione della già citata "Mississippi Country Farm Blues"). Di questa seduta segnalo anche la bellissima interpretazione di "The Pony Blues" del suo amico e mentore Charley Patton, morto nel '34.
Mi sono accorto che ho già scritto troppo quindi, per concludere, se siete curiosi di conoscere gli splendidi esordi del padre del delta blues classico in questo doppio cd trovate quello che fa per voi.
Che poi, a ben pensarci, non potevo riassumere il tutto con una sintetica frase che disse Muddy Waters su "Son"? ovvero: «That man was the king».
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