Nella primavera del 2000 (aprile?) assistetti, gasatissimo, al Palalido di Milano ad un concerto heavy metal con Rhaposy e Stratovarius. Uscii dal palazzotto deluso dalla prestazione delle due band in questione ed esaltato dall'esibizione coinvolgente della, a me sconosciuta, terza formazione che in 30 minuti aveva aperto le danze allo show: i finlandesi Sonata Arctica.
In quel concerto fecero le canzoni del loro debutto "Ecliptica" che, tempo tre giorni fu mio.
Partiamo con il dire che i Sonata Arctica devono molto dell'immediato successo che riscontrarono ai connazionali Stratovarius. Sono Tolkki & Co. che li lanciarono in un grande Tour europeo con un solo album all'attivo e questo ha ovviamente aumentato esponenzialmente il loro bacino d'utenza. Quante sono le formazioni che hanno la possibilità di esibirsi in mezza Europa con un esordio prodotto da un'etichetta semisconosciuta come la "Spinefarm Records"? Diamo loro atto del fatto che hanno saputo raccogliere l'occasione nel migliore dei modi. Oltre alla parte promozionale, il sound di "Ecliptica" risulta essere anche molto influenzato dalla musica dei migliori Stratovarius.
Le tastiere (Harkin) rivestono infatti un ruolo fondamentale, al pari del lavoro di chitarra (specie negli assoli veloci) e della propensione agli up tempo. Se dovessi trovare delle differenze tra Sonata e Stratovarius le riscontrerei nella voce di Kakko non pulitissima e così alta come quella di Kotipelto e nella lunghezza delle canzoni. In questo esordio i nostri hanno puntato molto sulla sintesi non allungando le canzoni, preferendo ad andare dritti al sodo (refrain o assolo). Niente introduzioni prolisse alla Destiny e ripetizioni super-ossessive dei cori, insomma.
Detto questo "Ecliptica" è un album di puro power metal finlandese altamente affabile e gradevole. Si rivolge soprattutto ad un pubblico adolescenziale che vuole esaltarsi e gasarsi con canzoni facili, velocissime nella fase di assolo e dotate di cori e linee melodiche capaci di intrecciarsi con qualche riff prettamente heavy metal. Sia ben chiaro che la mia non è una critica. Comporre musica così lineare, diretta e piacevole e catchy fin dal primo distratto ascolto è tutto tranne che facile in quanto è una formula abusata nella quale la concorrenza è enorme. "Ecliptica" sotto questo punto di vista è davvero un ben album confezionato come si deve e probabilmente uno dei migliori esordi nel genere power metal.
In "8th Commandment" andiamo a 200 all'ora: le strofe volano al pari dell'assolo tecnicamente facile, ma fulminante di Harkin e Liimatainen (rispettivamente tastierista e chitarrista). Benvenuti nello speed metal, anticipatore dei Dragonforce!!! Carina, ma le song migliori sono altre...
"My Land". Tempi moderati sottolineati da un bel riff, contrapposto alle tastiere, lanciano un pezzo in crescendo che non punta tutto sulla velocità ed offre ottimi spunti melodici nel coro lungo e studiato e nel break che rompe la canzone, garantendole maggiore forza per il rush finale.
"Full moon". Un bel tappeto sonoro del piano introduce una strofa triste che diventa rabbiosa con l'innesto del riff. Il brano si trasforma in una cavalcata piacevole che scorre senza esagerare nei tempi. Il refrain è un piccolo gioiello, tanto è arioso e d'impatto (ancora meglio dal vivo in cui il pubblico partecipa con forza), ma in fin dei conti nella sua interezza "Full Moon" risulta essere un grande esempio di metal melodico.
"Replica". Arpeggio iniziale per un lento di spessore e passionale. La capacità di comporre ballate di valore è una caratteristica che i Sonata sono riusciti a mantenere nel tempo: anche nel loro esordio colpiscono nel segno con un pezzo che man mano si indurisce senza perdere la sua fisionomia triste nel break roccioso. Un plauso ulteriore al testo che non parla della ragazza di turno, ma della guerra e di come questa possa cambiare la personalità di un soldato ("I'm a replica of me").
Senza gridare al capolavoro, reputo "Ecliptica" un buon esempio di power metal melodico della fine degli anni '90. Le pecche? Troppo influenzato e poco originale nella sua proposta, ma comprensibile in considerazione della giovane età. Lo ascolto sempre con molto piacere in quanto offre una tracklist abbastanza eterogenea nel livello (specie per le incalzanti Kingdom for a Heart, Blank File ed il lento convenzionale Letter To Dana) ed una quarantina di minuti di buone melodie in chiave metal.
3 stelle e mezzo.
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