Mi accingo ora a scrivere la mia seconda recensione, e come genere cambiamo completamente genere, dal black al power... Genere che purtroppo ultimamente sta letteralmente implodendo a causa di un numero decisamente troppo elevato di nuove band per buona parte uguali l'una all'altra, e perchè dei grandi gruppi storici sono pochi quelli a produrre release valide ancora oggi... Ed è quest'ultimo il triste caso dei miei cari Sonata Arctica, che se già con "Unia" mi avevano preoccupato, con "Days of Grays" mi avevano mezzo sfinito e che con l'ultima noia prodotta hanno definitivamente dato il colpo di grazia alla mia reputazione per loro... Forse è proprio per questo che mi accingo a recensire uno dei loro grandi vecchi lavori, perchè secondo me fino al maestoso "Winterheart' s Guild" hanno un pò reinventato un genere, fatto loro e prodotto grandi lavori. Grandi lavori tra cui, per l'appunto, "Silence", seconda fatica ufficiale rilasciata nell'ormai lontano 2001.
Uno, due e tre e via, si parte con l'intro recitata che dà il titolo al cd, seguita dalla veloce ed ariosa Weballergy, buona power song abbastanza legata agli stilemi post Helloween anche se alla lunga un pò ripetitiva. Terza traccia l'ironica False News Travel Fast, altro up-tempo con classico refrain coinvolgente, ritornello orecchiabile e assoli iper melodici al fulmicotone. Unita a Don't Say A Word e Caleb in un mini-concept basato sullo stalking, ecco quindi che il combo ci presenta una delle hit assolute dell' intero cd: The End Of This Chapter. Pezzo lento ma non ballata nella sua più canonica concezione, questa traccia si basa essenzialmente sulla malinconica melodia tessuta dalle tastiere e da un ritornello straziante che sicuramente ogni fan dei Sonata ben conosce a memoria, con un crescendo nel finale in grado di smuovere qualsiasi amante del power di questo stampo. Per il sottoscritto, uno dei 5-6 pezzi più belli dell' intero repertorio del gruppo finlandese. Ma basta con i sentimentalismi, si riparte in quarta con un altro grande classico dei Sonata, anche in fase live, la celeberrima Black Sheep: del pezzo, tirato e potente, ricorderei in particolare l'assolo, probabilmente uno dei più belli dell'album. Segue Land Of The Free, pezzo molto eterogeneo al suo interno, con un climax sentito dalla lenta intro fino alla cavalcata finale in cui è il basso a farla da padrona, cosa per altro abbastanza atipica per i Sonata Arctica. Ci avviamo verso la conclusione, e non poteva mancare il classico lento strappalacrime: eccoci quindi presentata Last Drop Falls, aperta da un dolce arpeggio di chitarra, sorretta da una malinconica (tanto per cambiare, direte voi...) melodia che vi si stamperà in testa, pezzo sconsigliato ai deboli di cuore e di fegato.
Di nuovo come prima, il tempo di riprendere il fiato è finito ed ecco un altro classicone dei Sonata: San Sebastian irrompe con i suoi 170 bpm di velocità a farci cantare come ossessi (in fase live peggio ancora) sulle note di una canzone melodicissima e dal testo che definirlo "poco impegnato" è un eufemismo... Segue Sing In Silence, in cui finalmente il combo dimostra di saper trattare anche argomenti seri, nello specifico di una ragazza caduta nel circolo della droga e mai più uscita. Buon pezzo, anche se personalmente, insieme alla strumentale successiva Revontulet, la considero la meno riuscita del cd. Una ballata sarà abbastanza, per un buon disco targato Sonata Arctica? Assolutamente no, ed ecco quindi come undicesima traccia la splendida e disperata (seppur vagamente puerile, quanto a lyrics) Tallulah: se vi piacciono le ballatone strappalacrime power metal, non potete adorare questa canzone. Ancora rieccheggiano le parole del ritornello, "Tallulah, it's easier to live alone than fear the time it's over"...
Chiudono il lotto Wolf & Raven e The Power Of One, heavy track il primo molto legato alla tematica naturalistica e all'icona del lupo cui spesso Kakko si è rifatto, e elegante suite la seconda in grado di passare senza problemi e senza far storcere il naso da momenti di calma e tranquillità a cavalcate a cui il gruppo finlandese ci ha spesso abituato (in passato, almeno...).
In conclusione, stiamo parlando di un cd che rappresenta un classico per tutti gli amanti del power melodico di stampo finnico e fondamentalmente del lavoro che più di tutti ha fatto fare il salto di qualità (e di notorietà) ai Sonata. Probabilmente buona parte di voi a casa ce l'ha già o per lo meno lo conosce come le sue tasche, chiaramente se in particolar modo appartenete alla categoria dei power-addicted, per tutti gli altri... Beh fossi in voi io un ascolto sinceramente ce lo darei, stiamo comunque parlando di un album che nel bene o nel male ha lanciato i Sonata Arctica nell'olimpo degli dei del power metal e che fondamentalmente ha fatto un'era... Potrebbe regalarvi soddisfazioni inaspettate, con le sue melodie delicate e profondamente malinconiche...
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