Al primo ascolto, mille proiettili fumanti mi atterrano. L'assimilazione è lenta, ma ad ogni repeat più soddisfacente. I bossoli sono ormai liberi, dispersi tra i miei due emisferi. Sono in una cattedrale gotica? Incastrata in mezzo ad un incidente tra tir? Sto assistendo al massacro di un coro gregoriano? Perché mi sento nell'ultimo capitolo di "Un lupo della steppa" e c'é Mozart che vuole accoltellarmi? No! Non ho nessuna voglia di scoprire chi ha ucciso Laura Palmer!
Lo screamo raramente evoca, spesso si limita a girare e rigirare il coltello nella tua piaga, con tutta la potenza emotiva che possiede, ma questo album ti porta Altrove, chiudi gli occhi e l'immaginazione ti ringrazierà. Composto di tendini e muscoli sanguigni, fughe e riprese, oscuro e epico, maledettamente poetico.
"The birth of tragedy" si scioglie in una serie di microcapolavori da 2 minuti circa di durata, in successione rapida che neanche i grani del rosario. Dall'Intro, batteria paramilitare e voce femminile suadente che emerge da un suono sporco via via più cristallino, il disco prende sempre più forza, per concretizzarsi, nudo e rugginoso, fino alla sua Outro. Incontriamo l'organo e i giri di basso decisi di "Mess of Zero", che potrebbe fare da sottofondo ad un sabba. La batteria furente e l'inquietante accompagnamento al piano di "The evening beat", lo sfarzo epico, il ritmo implacabile e le urla da macellaio di "The birth of tragedy".
La più bella? Quel gioiello di "With hands that blead", 0,96'' di rullante compresso, in cui scopro che è possibile sostituire le corde di una chitarra con del fil di ferro, suonato poi con un archetto di crine di bisonte.
Azzardo un paragone con i Reversal Of Man di "Revolution Summer" e con certi stacchi melodici dei Tristan Tzara, al momento sono così beata, che non mi viene in mente niente di meglio. Mozart continua a volermi accoltellare, e sono piuttosto in difficoltà nel gestire la mia immaginazione e la necessità di uno sguardo obiettivo all'organico del disco. Qualche pezzo trascurabile c'é, ripetitivo nello schema ritmico e nell'approccio dell'urlato, ma nell'insieme tutto si amalgama, si fonde come una lega metallica, la messa nera è finita.
Se i miei flussi di coscienza vi hanno fatto pensare ad un album metal, di quelli un po' epic, o un po' svedesi, non posso ne darvi del tutto torto, ma neanche un briciolo di ragione.
Sarebbe piaciuto a Nietzsche? Sicuramente.
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