Nel 1989, mentre gli Spacemen 3 ancora imperversavano nell'universo musicale, un'entità sonora ancora più singolare si stagliava all'orizzonte. Il genio sonoro di Sonic Boom, con il suo primo album solista intitolato "Spectrum", apriva varchi nell'etere musicale, intrecciando le trame dell'esistenza con fili elettrici e visioni sospese nel vuoto cosmico. "Spectrum", un'opera d'arte frattale incisa nell'etere dell'infinito, si materializzò nel 1989, generando un effetto d'onda che ancora si riverbera nei nostri cuori e nelle nostre menti. Sostenuto da membri degli Spacemen 3, Jason Pierce, Mark Refoy e Will Carruthers, l'album emerge come un monumento alla sperimentazione e alla trasformazione sonica. Sonic Boom, con la sua visione distopica, abbandona le convenzioni del rock, inarcando le note come archi cosmici tra mondi paralleli. "Spectrum" si distingue come un'odissea attraverso le profondità dell'anima umana e le vastità dell'universo esterno. Il chitarrismo atmosferico, fluttuante e maestoso, si fonde con l'elettronica funerea, tessendo una sinfonia di luce e oscurità che risuona nell'infinito. Nel tessuto sonoro di "Spectrum", le influenze di Roy Orbison e Lou Reed si fondono in una dimensione surreale, dove le melodie serpeggiano come fiumi di luce attraverso l'oscurità. Brani come "Pretty Baby" e "Angel" incarnano la fusione tra la bellezza e la malinconia, mentre "If I Should Die" si erge come un monumento alla temeraria esplorazione dell'abisso interiore. Le tracce di Suicide e Velvet Underground permeano l'album, ma sono trasfigurate in armonie volatili e minimali, che sfumano tra le pieghe dell'esistenza come nebbie cosmiche. "Spectrum" si presenta come una sinfonia degli abissi, una danza dei pianeti nell'oscurità dello spazio infinito. In definitiva, "Spectrum" di Sonic Boom è più di un semplice album solista d'esordio; è un portale verso mondi inesplorati, un viaggio attraverso le galassie della mente e dell'universo. Con la sua musica visionaria, Sonic Boom ci invita ad abbandonare le nostre certezze e ad abbracciare l'ignoto, a immergerci nelle profondità dell'infinito e a danzare tra le stelle della nostra immaginazione.
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