“Evol” viene pubblicato nel 1986, tra “Bad Moon Rising” e “Sister”, e, a differenza del predecessore, presenta linee melodiche meno ostiche e più orecchiabili (nei limiti che questa parola può assumere nei Sonic Youth). Chiaramente le sfuriate noise nichiliste sono ancora ben presenti nella struttura delle canzoni (“In The Kingdom #19”, “Death To Our Friends”, dove i due chitarristi si sbizzarriscono in dissonanze allucinate), ma ora la musica del quartetto è fortemente contaminata da quella vena psichedelica che già aveva fatto ingresso in “Bad Moon”.

Si vengono a creare così canzoni che dal mio punto di vista sembrano delle ballate psicolabili frutto di una mente malata, nelle quali il noise riveste ancora un ruolo essenziale, ma è situato in una struttura più definita rispetto al passato (senza esagerare, comunque): la splendida “Shadow Of A Doubt” , in cui la voce di Kim Gordon, più affascinante che mai, si staglia su un delicato tappeto di armonici prima di sfociare in un grido disperato ("I swear I didn’ t mean iiiiiiiiit"); “Star Power”, che si fissa subito in testa con quella strana melodia infantile; “Tom Violence” e la sghemba “Green Light”, cantate questa volta da Thurston, sogni di un malato di mente. Per non parlare dell’ angoscia di “Marilyn Moore”. Il disco si chiude con “Madonna, Sean And Me”, meglio conosciuta come “Expressway To Yr Skull”, che ben riassume tutto quello che abbiamo ascoltato nei quarantacinque minuti precedenti: melodia mista a chitarre ipnotiche (a proposito, Lee e Thurston si inventano nuove impensate accordature per ogni canzone), momenti di calma assoluta e crisi isteriche soniche, con un lungo finale di soli riverberi ed echi vari. C’è poi una bonus track, “Bubblegum”, un rock ‘n’ roll sporco e selvaggio.

In conclusione il cd, seppur risenta di qualche problema di produzione vista anche la mediocrità della strumentazione, è un lungo viaggio psichedelico in territori ai tempi sconosciuti e, nonostante gli anni che ormai ha sulle spalle, è ancora molto attuale. Qui ci sono alcune delle migliori canzoni di sempre dei Sonic, e per comprenderne il percorso evolutivo che li ha portati a “Daydream Nation” è un passo obbligato.

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